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  • Proposte visita | pastoralepn

    Visita Pastorale 2017-2020 per info: Segretario generale, d. Andrea Vena - cell. 3491554726 visitapastoralepn@gmail.com DOCUMENTI UFFICIALI DECRETI, PREGHIERA, CALENDARIO GENERALE, INNO DELLA VISITA BOLLA d'indizione della Visita pastorale 2017-2020 ​ LETTERA di indizione della Visita pastorale ​ PREGHIERA per la Visita pastorale ​ DECRETO di nomina del Segretario generale e della Segreteria DECRETO dei Convisitatori della Visita pastorale ​ CALENDARIO generale della Visita pastorale ​ INNO per la visita pastorale (polifonia) ​ Inno per la visita pastorale (partitura) ​ Inno per la visita pastorale (mp3) ​ ​ SCHEDE PER LA VISITA ​ Scheda I. Indicazioni generali per prepararsi alla Visita ​ Scheda II. Relazione della parrocchia ​ Scheda III. Relazione dell'Unità pastorale ​ Scheda IV. Traccia di lavoro per l'incontro tra Operatori pastorali Segreteria generale e con-visitatori ​ Proposta di preghiera per l'incontro con gli Operatori (modello A) ​ Proposta di preghiera per l'incontro con gli Operatori (modello B) Preghiera dei fedeli da leggersi nel mese che precede la Visita pastorale (proposta) ​ CALENDARIO DETTAGLIATO PER OGNI SINGOLA UNITÁ PASTORALE E OGNI PARROCCHIA ​ CALENDARIO DELLA VISITA NELLE UNITÁ PASTORALI DELLA FORANIA DI PORDENONE (calendario in divenire) ​ CALENDARIO DELLA VISITA NELLE UNITÁ PASTORALI DELLA FORANIA DEL BASSO LIVENZA (calendario in divenire) ​ ​ ​ ​ ​ PROPOSTE: ​ I L POPOLO, speciale "Visita pastorale" i l Settimanale seguirà e racconterà la Visita passo dopo passo grazie a "cronisti" del territorio che vorranno cimentarsi nel "narrare" quanto avverrà a livello di Unità pastorale e nelle rispettive parrocchie (giovani, adulti...chi desidera...) ​ ​ AVVENIRE, si scrive solidarietà si legge Avvenire (per info, si può chiedere anche in Segreteria generale) ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ IN ATTESA DELLA VISITA ​ CALENDARIO PER LE UNITÁ PASTORALI DELLA FORANIA DI PORTOGRUARO (calendario in divenire) ​ CALENDARIO PER LE UNITÁ PASTORALI DELLA FORANIA DI SPILIMBERGO (calendario in divenire) ​ CALENDARIO PER LE UNITA' PASTORALI DELLA FORANIA DI AZZANO (calendario in divenire) ​ CALENDARIO PER LE UNITA' PASTORALI DELLA FORANIA DEL BASSO LIVENZA (calendario in divenire) ​ CALENDARIO PER LE UNITA' PASTORALI DELLA FORANIA DI MANIAGO (calendario in divenire) ​ CALENDARIO PER LE UNITA' PASTORALI DELLA FORANIA DI SAN VITO (calendario in divenire) TERRA SANTA CON IL VESCOVO PER LE UNITÁ PASTORALI GIÁ VISITATE Pellegrinaggio in Terra Santa con il Vescovo: estate 2019, 2020, 2021 In collaborazione con l'Ufficio diocesano Pellegrinaggi

  • IL POPOLO n. 17 del 25.04.2021

    < Back IL POPOLO n. 17 del 25.04.2021 IL POPOLO ​ Verso l’Assemblea sinodale Celebrazione di avvio Verso l’Assemblea sinodale Celebrazione di avvio + Giuseppe Pellegrini Vescovo Carissime e carissimi, è con grande gioia e con trepidazione che diamo inizio al cammino dell’Assemblea Sinodale in questo giorno particolare per me:10 anni di servizio episcopale nella nostra Chiesa diocesana di Concordia-Pordenone. Un dono inaspettato che il Signore mi ha fatto e che ringrazio continuamente. Dono di una Chiesa non solo ricca di storia e di tradizione, ma di fede e di carità. Una fede sincera, radicata nella cultura del territorio e una carità operosa che si concretizza in tante opere a favore delle persone più fragili. Siamo una Chiesa, però, che sente la fatica dei tempi odierni e la difficoltà di testimoniare il Signore Gesù risorto in un contesto culturale sempre più secolarizzato e lontano dalla fede. Quanta fatica facciamo ad individuare alcune strade nuove per portare a tutti e nel nostro tempo il Vangelo di Gesù. Non voglio seguire le mode di chi parla di una Chiesa che gioca in difesa; di una Chiesa che ha paura è che non sa come testimoniare il Vangelo; di una Chiesa che ’brucia’ e che non è più significativa. Anche se ci sono fatiche e contrarietà, ho visto una comunità cristiana che desidera essere testimone e missionaria, che sente la passione di annunciare il Vangelo, di trasmettere a tutti l’amore di Dio che nel suo Figlio Gesù è presente nella scena di questo mondo e cammina con noi. Ecco perché desidero dal profondo del mio cuore, dopo aver ascoltato numerose realtà, gruppi e comunità parrocchiali, anche nella visita pastorale; dopo essermi messo in ascolto di numerosi preti e laici, avviare il processo sinodale per la nostra Chiesa diocesana, sollecitato dai tempi odierni e stimolato dalle parole e dallo stile di Papa Francesco. È necessario rimettere in cammino la nostra Chiesa verso una dimensione nuova nel modo di vivere e testimoniare la fede. Nuova per la consapevolezza che tutti i battezzati - uomini e donne, sposati e consacrati, giovani e adulti - sono chiamati a custodire, coltivare e annunciare il Vangelo e a promuovere l’attività pastorale nelle Unità Pastorali, mettendo in sinergia comunità parrocchiali e persone che sentono come loro vocazione favorire la partecipazione alla vita della comunità. La Chiesa, per essere al passo con i tempi, ha bisogno di rinnovarsi e di riformarsi, non tanto in ordine alle verità da trasmettere quanto nella capacità di incarnare nell’oggi la Parola di Dio, nel testimoniare al mondo il suo essere Chiesa in uscita, che "sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi" (EvangeliiGaudium, 24). Il cambiamento d’epoca, come ci ricorda papa Francesco, coinvolge anche le nostre comunità. Questo cammino desideriamo farlo insieme, come Popolo di Dio. Non può più essere un cammino pensato, deciso e comunicato dall’alto! È un cammino sinodale, da compiersi insieme, con un metodo che richiede, innanzitutto, ascolto e confronto sincero, attuando il discernimento comunitario, rispettosi e attenti di tutte le prospettive e le idee che vengono presentate. Un ascolto della Parola di Dio e di ciò che lo Spirito suggerisce ad ognuno e alle comunità. Ma deve essere anche un ascolto delle molteplici parole e del vissuto di tante persone che non frequentano assiduamente le nostre assemblee, che si sentono ai margini della vita della Chiesa, se non esclusi! Ascolto anche di chi non crede! Solo così potremmo scoprire la nostra vera identità e annunciare il Vangelo con parole e gesti significativi per gli uomini e le donne del nostro tempo. Un ascolto che sarà ancora più vero, quanto più saremo capaci di dare voce a chi non ha voce, ai più piccoli, ai poveri e agli esclusi, a chi vive nelle periferie esistenziali della vita. Iniziamo il cammino sinodale guidati dalla Parola di Dio della II Domenica di Pasqua, domenica in Albis, che fa memoria della misericordia di Dio che ci è donata nel suo Figlio Gesù, morto per noi. Siamo invitati ad aprire il nostro cuore all’amore di Dio, ad accoglierlo per essere creature nuove, capaci di vincere ogni paura, ogni timore, pronti ad uscire per annunciare a tutti la gioia, il perdono e la pace. Parola che ci inserisce all’interno di un processo, di un cammino, che considera il tempo superiore allo spazio, permettendoci di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Una Parola che ci aiuta ad affrontare le difficoltà che emergono e ad accettare i cambiamenti, privilegiando la pienezza dell’esistenza umana (cfr. Evangeliigaudium 222-225). Desidero richiamare alcuni aspetti, che ritengo significativi anche per il cammino assembleare che iniziamo e che, a Dio piacendo, concluderemo nel prossimo anno. Sono semplici considerazioni che ci potranno aiutare per affrontare con fede, senza paura e con fiducia il tempo che ci sta davanti e a prendere decisioni necessarie per la vita delle nostre comunità. - È necessario partire dalla vita concreta, dalla situazione esistenziale di ciascun noi e delle nostre comunità, attenti alla concretezza dell’esistenza. Il racconto evangelico ci ricorda che la paura e la chiusura angosciavano la vita dei primi discepoli del Signore: "La sera di quel giorno ... mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei" (Giovanni 20,19). E per di più Tommaso non era presente, un’assenza che creò tensione nel gruppo. Non dobbiamo mai dimenticare che la logica evangelica parte dall’incarnazione e illumina la vita di fede di ciascuno di noi e delle nostre comunità. La resurrezione non toglie la croce. Le piaghe sono presenti nel corpo glorioso del risorto, ma - come diceva don Tonino Bello - sono ferite che diventano feritoie, aiutandoci a riconoscere il Signore Gesù e a guardare gli altri, osservando attentamente chi vive in situazioni di difficoltà e di dolore. Anche nei nostri lavori assembleari, il punto di partenza dovrà essere sempre tenuto in considerazione. - Al cuore dell’annuncio del Vangelo troviamo la presenza viva del Risorto che libera dalla morte, dalla paura e dalla tristezza. Una presenza che porta gioia: "I discepoli gioirono al vedere il Signore" (20). È una felicità improvvisa, capace di riscaldare il cuore e di riaccendere il coraggio della testimonianza. Gesù ridona ai presenti lo Spirito Santo richiamando così l’atteggiamento creativo di Dio e inviando i discepoli in missione. Anche la nostra esperienza sinodale dovrà mettere al centro l’accoglienza e l’incontro con Gesù Risorto, il vivente, che anche oggi effonde il suo Spirito, inviando la Chiesa ad essere testimone coraggiosa del suo messaggio di amore. Non senza prima accoglierlo e fare la professione di fede, come ha fatto Tommaso: "Mio signore è mio Dio" (v.28). Fede che si alimenta, ieri come oggi, incontrando il Signore "otto giorni dopo" (v.26), la domenica, nella celebrazione dell’Eucaristia. - Come per Tommaso, per credere è necessario vedere e toccare. Non sono sufficienti solo le parole degli altri, ma fondamentale è incontrarsi con Gesù Risorto, fare esperienza diretta di lui. "Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto" (v. 29). Noi cristiani, che ci nutriamo e ci incontriamo con il Signore, abbiamo un compito ben preciso per l’umanità: essere segno visibile della presenza e dell’amore del Signore. Noi siamo chiamati a portare nel mondo questi segni concreti di amore. Desidero che facciamo nostra l’invocazione che in questo tempo pasquale, la liturgia ci propone: "Donaci di testimoniare nelle opere il mistero che celebriamo nella fede". L’esperienza sinodale dovrà aiutarci ad individuare nuove forme di evangelizzazione, di annuncio e di presenza della Chiesa nel mondo. Senza remore e senza paura, siamo chiamati ad uscire, ad andare nelle periferie esistenziali e lì, metterci accanto alle persone, ascoltarle, accogliere le loro paure, le difficoltà e i problemi. Essere ’buoni samaritani’ che si curvano sulle necessità degli altri, segno di una Chiesa che è in mezzo alla gente e che vive dove vivono le persone. - Un’ultima considerazione. Il libro degli Atti degli Apostoli ci ricorda un altro aspetto, anzi direi l’aspetto qualificante la vita della comunità cristiana di ogni tempo: la comunione, indicata attraverso l’espressione: "un cuore solo e un’anima sola" (4,32). Una comunione di vita e di progettualità che si concretizza nella forma storica di comunione dei beni per i poveri e per i bisogni della comunità. La Pasqua ci insegna che l’amore non si improvvisa, ma si costruisce passo dopo passo, lentamente, attraverso gesti concreti di incontro tra le persone e di condivisione. Il cammino sinodale dovrà abituarci a camminare insieme, ad ascoltarci, ad entrare in relazione vera e profonda tra di noi, senza pretendere che l’altro venga dalla mia parte o si converta alle mie idee. Insieme, nell’ascolto della Parola, nella preghiera e nella Frazione del pane, siamo invitati a costruire autentiche fraternità, comunità che trovano la strada che il Signore ci chiede di percorrere, per essere più ’liberi’ di portare il messaggio evangelico. Carissimi, come i due discepoli di Emmaus, lasciamoci rimettere in cammino per ritornare in città, e pieni di gioia, annunciare che Gesù non è morto e non ci ha abbandonato, ma è vivo e cammina con noi! Vi invito a invocare lo Spirito Santo perché doni alla nostra Chiesa coraggio e suggerisca nuovi cammini da vivere insieme per un annuncio del Vangelo di Gesù più incisivo e più efficace. Buon cammino sinodale. (omelia del 10 aprile) Non voglio seguire le mode di chi parla di una Chiesa che gioca in difesa; di una Chiesa che ha paura... Ecco perché desidero, dal profondo del mio cuore, avviare il processo sinodale per la nostra Chiesa diocesana "E’ con grande gioia e con trepidazione che diamo inizio al cammino dell’Assemblea Sinodale in questo giorno particolare per me:10 anni di servizio episcopale nella nostra Chiesa diocesana di Concordia-Pordenone. Un dono inaspettato che il Signore mi ha fatto e che ringrazio continuamente" Previous Next

  • Papa Francesco | pastoralepn

    DAL MAGISTERO PONTIFICIO - Dall’Esortazione Apostolica di Francesco Evangelii Gaudium (2013): ​ La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni. http://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium.html ​ - Dal discorso di Papa Francesco al Convegno di Firenze (novembre 2015): ​ Cari fratelli e sorelle, nella cupola di questa bellissima Cattedrale è rappresentato il Giudizio universale. Al centro c’è Gesù, nostra luce. L’iscrizione che si legge all’apice dell’affresco è “Ecce Homo”. Guardando questa cupola siamo attratti verso l’alto, mentre contempliamo la trasformazione del Cristo giudicato da Pilato nel Cristo assiso sul trono del giudice. http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/november/documents/papa-francesco_20151110_firenze-convegno-chiesa-italiana.html ​ - Dal discorso di Papa Francesco alla Curia romana (dicembre 2020): ​ Il Natale di Gesù di Nazaret è il mistero di una nascita che ci ricorda che «gli uomini, anche se devono morire, non sono nati per morire, ma per rincominciare». http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2020/december/documents/papa-francesco_20201221_curia-romana.html ​ - Dal discorso di Papa Francesco per i 60 anni dell’ UCN (gennaio 2021): ​ http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/january/documents/papa-francesco_20210130_ufficio-catechistico-cei.html

  • IL POPOLO n. 28 del 11.07.2021

    < Back IL POPOLO n. 28 del 11.07.2021 IL POPOLO ​ Verso l’assemblea sinodale Dal Basso in alto Verso l’assemblea sinodale Dal Basso in alto “Il Sinodo deve iniziare dal basso in alto. Questo ci chiederà pazienza e lavoro, far parlare la gente, che esca la saggezza del popolo di Dio". Le parole che Papa Francesco ha rivolto ai vescovi aprendo la 74esima Assemblea Generale della Conferenza episcopale Italiana mi hanno colpito profondamente e mi hanno dato da pensare. Dal basso in alto: un’indicazione semplice ma davvero illuminante che basta a dare senso all’intero percorso del cammino sinodale. Durante i lavori della Segreteria Generale che sta preparando il percorso della Chiesa diocesana verso l’Assemblea Sinodale abbiamo condiviso alcune riflessioni relative ai tempi e allo stile che dovranno caratterizzare questo cammino. Il sinodo della Chiesa (Diocesana e Italiana) vissuto nel tempo che stiamo attraversando non può essere pensato come un evento e neanche semplicemente come un percorso che ha un inizio e una fine, si tratta piuttosto di sperimentare strade nuove per aprire spazi significativi di ascolto e di incontro che possano trasformare definitivamente le nostre comunità. Partire dal basso significa attingere alla ricchezza di tutte le esperienze umane , andando incontro alle fatiche di ciascuno e alle sfide che siamo chiamati a raccogliere, tra tutte forse la ricostruzione di quel tessuto di relazioni autentiche in cui si realizza la vita delle comunità cristiane e che abbiamo rischiato di perdere travolti dalla pandemia. L’anno che abbiamo vissuto ci ha esposti al rischio di un isolamento non solo fisico e di una solitudine imposta che può diventare, specialmente per i giovani e per le personalità più fragili, una trappola senza vie d’uscita. Papa Francesco ci ha richiamati ad un coraggio creativo che può orientare in modo nuovo il nostro sguardo: "Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda" (Omelia del 27 marzo 2020). Se penso ad una Chiesa "in uscita" che ha il "coraggio di cambiare" penso ad un popolo che si mette in cammino con la certezza che solo sulla strada si può incontrare l’altro e aprirsi al cambiamento; sulla strada mentre si condividono fatica e bellezza nascono relazioni autentiche che hanno un potere trasformativo. Spero davvero il cammino sinodale ci porti in dono un nuovo modo di cercare , costruire e nutrire uno stile relazionale diverso che possa farci scoprire la ricchezza degli incontri, il valore del confronto l’importanza di ritrovarsi nella diversità fratelli e figli: se il cammino che siamo chiamati a condividere ci riportasse sulla strada dell’apertura, dell’ascolto, dell’incontro vero avremo raccolto da questa esperienza i frutti più preziosi. Nella relazione con l’altro si gioca la realizzazione della nostra umanità ma per una comunità cristiana in cammino c’è in gioco qualcosa di ancora più grande. Seguendo Cristo, uomo di relazione, siamo chiamati a testimoniare la certezza che il Bene si realizza nella comunione tra di noi e con Lui; le comunità coinvolte in questo percorso dovranno avere una cura particolare per la qualità degli incontri, un’attenzione specifica al coinvolgimento di gruppi e singoli e delle diverse generazioni. Di fronte ai giovani , in cui riponiamo tutta la speranza per la salvezza del mondo, le comunità cristiane hanno la responsabilità della testimonianza; lungo il cammino verso il Sinodo i giovani dovranno incontrare "discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano", una Chiesa che "sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi" ( EvangeliiGaudium , 24). Per giocarsi davvero nelle relazioni bisogna essere disposti ad uscire da se stessi per mettersi a disposizione dell’altro, pronti ad accogliere il cambiamento che ogni incontro autentico può provocare. Su questa strada i giovani si metteranno in cammino e sapranno essere protagonisti creativi, anche rivoluzionari. Quindi il "Coraggio di cambiare" di una "Chiesa in uscita" passa attraverso il coraggio di ogni cristiano coinvolto nel cammino sinodale: se i percorsi che sapremo attivare favoriranno la rinascita delle relazioni tra di noi avremo contribuito a quel "improrogabile rinnovamento ecclesiale" che da più parti sembra essere invocato come l’orizzonte verso il quale dirigersi. Se sapremo aprire spazi di accoglienza in cui possano nascere occasioni di incontro e relazione anche per chi si avvicina solo ogni tanto e quasi per caso alla vita della Chiesa avremo colto nel segno l’invito a partire da quel "basso" in cui si nasconde un tesoro di umanità che va custodito e liberato. Paola Fedato Sono le parole - e il movimento - che Papa Francesco ha rivolto ai vescovi aprendo la 74esima Assemblea Generale della Conferenza episcopale Italiana Dal basso in alto: un’indicazione semplice ma davvero illuminante che basta a dare senso all’intero percorso del cammino sinodale Parole guida dal Magistero di papa Francesco Due compiti affidati: esercitare uno sguardo contemplativo su persone e culture Incontro del Santo Padre Francesco con i partecipanti al convegno della diocesi di Roma Basilica di San Giovanni in Laterano, giovedì 9 maggio 2019 Papa Francesco E’ vero che le Beatitudini donate da Dio non sono il nostro "piatto forte": dobbiamo imparare ancora; dobbiamo cercare per questa strada di offrire ai nostri concittadini il piatto forte che li farà crescere. E quando lo trovano, ecco che la fede fiorisce, mette radici, si innesta nella vigna che è la Chiesa da cui riceve la linfa della vita dello Spirito. Pensiamo di dovere offrire altro al mondo, se non il Vangelo creduto e vissuto? Vi prego, non scandalizziamo i piccoli offrendo lo spettacolo di una comunità presuntuosa... […] A Firenze chiesi a tutti i partecipanti al Convegno di riprendere in mano la Evangeliigaudium . Questo è il secondo punto di partenza dell’evangelizzazione post-conciliare. Perché dico "secondo punto di partenza"? Perché il primo punto di partenza è il documento più grande uscito dal dopo-Concilio: la Evangeliinuntiandi [di Paolo VI, 8 dicembre 1975]. L’ Evangeliigaudium è un aggiornamento, un’imitazione dell’Evangeliinuntiandi per l’oggi, ma la forza è il primo. Prendete in mano la Evangeliigaudium , ritornate sul percorso di trasformazione missionaria delle comunità cristiane che è proposto nelle pagine dell’Esortazione. Lo stesso chiedo a voi, indirizzandovi in particolare a una parte del secondo capitolo dell’ Evangeliigaudium , quello delle sfide all’evangelizzazione, le sfide della cultura urbana: i numeri che vanno dal 61 al 75. Faccio due sottolineature, che, in vista del cammino del prossimo anno, rappresentano anche i due compiti che vi affido. 1) Esercitare uno sguardo contemplativo sulla vita delle persone che abitano la città. Guardare. E per far questo, in ogni parrocchia cerchiamo di comprendere come vivono le persone, come pensano, cosa sentono gli abitanti del nostro quartiere, adulti e giovani; cerchiamo di raccogliere storie di vita. Storie di vite esemplari, significative di quello che vive la maggioranza delle persone. Possiamo raccogliere queste storie di vita interrogando con amicizia i genitori dei bambini e dei ragazzi, o andando a trovare gli anziani, o intervistando i giovani a scuola, d’intesa con i loro insegnanti. Ho menzionato gli anziani: per favore, non dimenticateli. Adesso sono più curati perché, siccome manca il lavoro e l’anziano ha la pensione, lo curano meglio, l’anziano… Ma fate parlare i vecchi: non per diventare antiquati, no, per avere l’odore delle radici e potere andare avanti radicati. Noi, con questa tecnologia del virtuale, rischiamo di perdere il radicamento, le radici, di diventare sradicati, liquidi - come diceva un filosofo - oppure, come piace piuttosto dire a me, gassosi, senza consistenza, perché non siamo radicati e abbiamo perso il succo delle radici per crescere, per fiorire, per dare frutti. Facciamo parlare gli anziani: non dimenticatevi di questo. Un ascolto della gente che sempre più è il grido dei piccoli. Ma soprattutto abbiate uno sguardo contemplativo, per avvicinarsi con questo sguardo… E avvicinarsi toccando la realtà. Il tatto, dei cinque sensi, è il più pieno, il più completo. 2) Secondo compito: esercitare uno sguardo contemplativo sulle culture nuove che si generano nella città. […]. Nella Evangeliigaudium ho sottolineato che sono proprio i contesti urbani i luoghi dove viene prodotta una nuova cultura: nuovi racconti, nuovi simboli, nuovi paradigmi, nuovi linguaggi, nuovi messaggi (cfr n. 73). Occorre capirli; trovarli e capirli. E tutto questo produce del bene e del male. Il male è spesso sotto gli occhi di tutti: "cittadini a metà, non cittadini, avanzi urbani" (ibid., 74), perché ci sono persone che non accedono alle stesse possibilità di vita degli altri e che vengono scartate; segregazione, violenza, corruzione, criminalità, traffico di droga e di esseri umani, abuso dei minori e abbandono degli anziani. Si generano così delle tensioni insopportabili. […] Ma nella città c’è anche tanto bene, perché ci sono luoghi positivi, luoghi fecondi: lì dove i cittadini si incontrano e dialogano in maniera solidale e costruttiva, ecco che si crea "un tessuto connettivo dove persone e gruppi condividono diverse modalità di sognare la vita, immaginari simili, e si costituiscono nuovi settori umani, territori culturali invisibili" (ibid.). […] Grazie! Primo compito: Esercitare uno sguardo contemplativo sulla vita delle persone che abitano la città Secondo compito: esercitare uno sguardo contemplativo sulle culture nuove che si generano nella città[…]. Previous Next

  • IL POPOLO n. 21 del 23.05.2021

    < Back IL POPOLO n. 21 del 23.05.2021 IL POPOLO ​ L’assemblea sinodale: i tempi La fase di ascolto finirà ad ottobre 2021, tutto sarà raccolto in un Istrumentum laboris per la primavera 2022 L’assemblea sinodale: i tempi La fase di ascolto finirà ad ottobre 2021, tutto sarà raccolto in un Istrumentum laboris per la primavera 2022 L’Assemblea sinodale che ci apprestiamo a vivere è solo un tratto di un cammino ecclesiale di più ampio respiro. È bene non perdere di vista l’orizzonte nel quale ci si muove, per non dimenticarsi né da dove si viene né, soprattutto, verso dove si è diretti. Il punto di origine è la missione affidata da Gesù ai suoi primi discepoli. L’evento ecclesiale più vicino a noi è il Concilio Vaticano II. Lì lo Spirito di Gesù ha parlato in modo chiaro e convincente su come la sua Chiesa è chiamata ad essere presenza sua nel mondo contemporaneo. Lo spirito di quel grande sinodo è fresco e attende ancora di prendere forma concreta in tanti aspetti della vita cristiana. I Papi, da Giovanni XIII a Francesco, ciascuno con il suo carisma, hanno tenuto fermo il timone della barca di Pietro, perché tutta la Chiesa potesse navigare a gonfie vele sospinta dal soffio dello spirito del Vaticano II. Francesco, che guarda all’Europa e all’Italia con lo sguardo di chi conosce molto bene anche l’altro mondo , nel 2015, a Firenze, in occasione del V Convegno Nazionale della Chiesa Italiana, ci ha messo di fronte una sfida molto importante che, a distanza di sei anni, ha ripreso recentemente con i catechisti lo scorso 30 gennaio e con l’Azione Cattolica il 30 aprile 2021. Chiede una Chiesa italiana inquieta , sensibile e pronta alle sollecitudini dello Spirito, capace di affrontare il cambiamento d’epoca con il coraggio apostolico di chi sa che ha il tesoro della vita nelle sue mani. Tesoro che è il vangelo di Gesù e la sua persona, resa sempre trasparente e tangibile dai tanti santi che il buon Dio ha voluto donare alla nostra nazione. Anche la nostra Diocesi , nonostante alcune reazioni a volte un po’ lente e refrattarie al Concilio, si è messa in moto , grazie alla sollecitudine dei suoi vescovi. L’istituzione dei Consigli Pastorali, dei Consigli per gli Affari economici, la valorizzazione dell’associazionismo laicale, i percorsi di formazione per un laicato maturo e responsabile del dono della vocazione, la costituzione delle unità pastorali, il Convegno del 2005... Lungo è l’elenco delle esperienze compiute . L’Assemblea sinodale, che ha iniziato la fase più delicata e la più sostanziale dell’ascolto, lo scorso 10 aprile, si attua nella possibilità di un confronto con le singole persone, con i gruppi e con le comunità cristiane attraverso due quaderni che i sacerdoti hanno già ricevuto e che stanno raggiungendo tutti i battezzati del nostro territorio. Le riflessioni e le domande sono solo un punto di partenza. Ciascuno si senta coinvolto e reso partecipe nell’edificazione della Chiesa di Cristo anche con questo strumento dell’Assemblea. La fase di ascolto si concluderà in ottobre 2021 . Poi la Segreteria generale raccoglierà le sollecitazioni pervenute e si metterà al lavoro per produrre un testo, chiamato Instrumentum laboris , per avviare la fase dell’Assemblea nelle cinque zone della Diocesi (marzo-giugno 2022). Sarà un altro passo in avanti per maturare insieme proposte e soluzioni ai problemi del nostro tempo. Si potranno individuare strategie e strumenti adatti per vivere il dono della vita in Cristo. Questo confronto zonale sarà raccolto dalla Segretaria generale nel libro assembleare che poi verrà discusso e approvato nella tre giorni di Assemblea sinodale diocesana che si celebrerà in ottobre 2022. Da lì partirà la fase di attuazione, che sarà compito di ogni battezzato, ciascuno per la sua parte, perché il vangelo di Gesù continui a camminare più speditamente in mezzo alla nostra gente e possa portare la gioia di chi sa di essere chiamato alla vita. Maurizio Girolami Segretario generale L’assemblea che ci apprestiamo a vivere è solo un tratto di un cammino ecclesiale di più ampio respiro Papa Francesco chiede una Chiesa italiana inquieta, sensibile e pronta alle sollecitudini dello Spirito, capace di affrontare il cambiamento Dal Discorso del Santo Padre a Firenze, martedì 10 novembre 2015 in occasione dell’incontro con i rappresentanti del V convegno nazionale della Chiesa italiana Parole guida dal Magistero di papa Francesco Questo tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli Vi raccomando anche, in maniera speciale, la capacità di dialogo e di incontro. Dialogare non è negoziare. Negoziare è cercare di ricavare la propria "fetta" della torta comune. Non è questo che intendo. Ma è cercare il bene comune per tutti. Discutere insieme, oserei dire arrabbiarsi insieme, pensare alle soluzioni migliori per tutti. Molte volte l’incontro si trova coinvolto nel conflitto. Nel dialogo si dà il conflitto: è logico e prevedibile che sia così. E non dobbiamo temerlo né ignorarlo ma accettarlo. "Accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo"( Evangelii gaudium , 227). [...] La Chiesa sia fermento di dialogo, di incontro, di unità. Del resto, le nostre stesse formulazioni di fede sono frutto di un dialogo e di un incontro tra culture, comunità e istanze differenti. Non dobbiamo aver paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia. Ricordatevi inoltre che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme , di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà. E senza paura di compiere l’esodo necessario ad ogni autentico dialogo. Altrimenti non è possibile comprendere le ragioni dell’altro, né capire fino infondo che il fratello conta più delle posizioni che giudichiamo lontane dalle nostre pur autentiche certezze. È fratello. Ma la Chiesa sappia anche dare una risposta chiara davanti alle minacce che emergono all’interno del dibattito pubblico: è questa una delle forme del contributo specifico dei credenti alla costruzione della società comune. I credenti sono cittadini. E lo dico qui a Firenze, dove arte, fede e cittadinanza si sono sempre composte in un equilibrio dinamico tra denuncia e proposta. La nazione non è un museo, ma è un’opera collettiva in permanente costruzione in cui sono da mettere in comune proprio le cose che differenziano, incluse le appartenenze politiche o religiose. Si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli : il Signore è attivo e all’opera nel mondo. Voi, dunque, uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso (cfr Mt 22,9).Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, "zoppi, storpi, ciechi, sordi"(Mt 15,30). Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo. Mi piace una Chiesa italiana inquieta , sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma , che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà. L’umanesimo cristiano che siete chiamati a vivere afferma radicalmente la dignità di ogni persona come figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita tante volte molto dura. Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium , per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno. Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo studio. Ne sono sicuro perché siete una Chiesa adulta, antichissima nella fede, solida nelle radici e ampia nei frutti. Perciò siate creativi nell’esprimere quel genio che i vostri grandi, da Dante a Michelangelo, hanno espresso in maniera ineguagliabile. Credete al genio del cristianesimo italiano, che non è patrimonio né di singoli né di una élite, ma della comunità, del popolo di questo straordinario Paese. Papa Francesco Ricordatevi inoltre che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme di costruire insieme di fare progetti Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità..., in ogni Diocesi... cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium Previous Next

  • IL POPOLO n. 20 del 16.05.2021

    < Back IL POPOLO n. 20 del 16.05.2021 IL POPOLO ​ L’assemblea sinodale: perché Per rimettere al centro della vita della Chiesa il Vangelo L’assemblea sinodale: perché Per rimettere al centro della vita della Chiesa il Vangelo Lo scopo primario dell’assemblea sinodale è rimettere al centro della vita della Chiesa il vangelo di Gesù Cristo, la sua persona, la forza del suo amore per gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Non è un’assemblea impostata sul modello parlamentare, come ha spiegato recentemente il Papa all’Azione Cattolica Italiana. Piuttosto vuole essere un autentico momento di evangelizzazione, un tempo, cioè, dedicato all’ascolto più attento dello Spirito, il quale, attraverso la Parola di Dio e la storia del nostro oggi, ci guida verso il Regno dei cieli iniziato da Gesù. Non ci mettiamo in cammino per trovare strategie per convertire gli altri, ma ci concentriamo su come noi per primi possiamo lasciarci evangelizzare dalla presenza del Signore risorto che continua ad accompagnare i suoi discepoli. Questo perché le tante fatiche esistenti nella Chiesa e nelle nostre comunità sono dovute allo scarso entusiasmo, al diminuito amore, alla poco consistente convinzione della bellezza dell’essere cristiani e della forza di umanità che può promanare da chi è discepolo verace di Cristo. Se ci sono i segni di stanchezza, non è a causa dell’invecchiamento del vangelo, ma di una nostra scarsa disposizione e disponibilità a lasciarci coinvolgere da esso. Per compiere questo cammino, allora, c’è bisogno che noi ci riappropriamo delle parole, delle azioni e delle scelte compiute con tanta avvedutezza dal Maestro Gesù. Alcune di esse sono state caratterizzate in modo chiaro ed inequivocabile: un radicamento profondo nella Scrittura, un’appartenenza indiscussa al popolo d’Israele e alla sua storia, una scelta radicale di voler incontrare tutti i tipi di persone, una forma comunitaria di vita, una predicazione innervata dalla speranza del Regno e non solo concentrata a denunciare i mali del mondo, com’era tipico della profezia di Giovanni Battista. Tutte queste scelte hanno sempre avuto una forma comunitaria, perché Gesù nulla ha fatto se non con i suoi discepoli e, potremmo dire, per i suoi discepoli. Lui li ha chiamati e, sempre di sua iniziativa, li ha mandati in missione come se fossero lui stesso (cf. Lc 10,16). Questo dato deve farci riflettere molto sul senso di essere Chiesa. Siamo persone riconosciute nella nostra identità individuale, ma chiamate a costruire, ciascuno con i suoi doni e talenti, il popolo dell’alleanza. Un popolo, cioè, che non fa guerre, che non vive isolato nella propria ricchezza o nel proprio prestigio, un popolo che non è una tribù che deve difendere diritti di sangue o di terra. Non siamo un clan migliore degli altri, né tanto meno contro gli altri. Essere Chiesa significa accogliere la missione universale del Figlio di Dio. Universale in greco si dice cattolico. Speriamo che tale significato appartenga anche a chi si fregia del nome di cristiano. L’orizzonte di riferimento della missione cristiana è stato bene espresso da San Paolo in Gal 3,28: non ci sono differenze tra schiavi e liberi, tra Giudei e Greci, tra maschi e femmine. In Cristo siamo una sola cosa. Il momento dell’assemblea, allora, potrà essere un’occasione buona perché ciascuno, con i suoi doni e la sua vocazione nella Chiesa, possa rendere tangibile la bontà delle scelte di Gesù che ha sempre voluto accanto a sé i suoi discepoli. Essi, a quel tempo, erano consapevoli di avere tra le mani la vita e la vita in abbondanza (Gv 10,10). Speriamo che l’assemblea sinodale dia anche a noi questa convinzione. Maurizio Girolami Segretario Generale Non ci mettiamo in cammino per trovare strategie per convertire gli altri, ma ci concentriamo su come noi per primi possiamo lasciarci evangelizzare dalla presenza del Signore risorto che continua ad accompagnare i suoi discepoli Siamo persone riconosciute nella nostra identità individuale, ma chiamate a costruire, ciascuno con i suoi doni e talenti, il popolo dell’alleanza Parole guida dal Magistero di papa Francesco Fare Sinodo è camminare dietro al Signore verso la gente “La vostra Associazione è sempre stata inserita nella storia italiana e aiuta la Chiesa in Italia ad essere generatrice di speranza per tutto il vostro Paese. Voi potete aiutare la comunità ecclesiale ad essere fermento di dialogo nella società , nello stile che ho indicato al Convegno di Firenze. E la Chiesa italiana riprenderà, in questa Assemblea [dei Vescovi] di maggio, il Convegno di Firenze, per toglierlo dalla tentazione di archiviarlo, e lo farà alla luce del cammino sinodale che incomincerà la Chiesa italiana , che non sappiamo come finirà e non sappiamo le cose che verranno fuori. Il cammino sinodale, che incomincerà da ogni comunità cristiana, dal basso, dal basso, dal basso fino all’alto. E la luce, dall’alto al basso, sarà il Convegno di Firenze. Una Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale , che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In effetti, quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare , ma anzitutto uno stile da incarnare. E dobbiamo essere precisi, quando parliamo di sinodalità, di cammino sinodale, di esperienza sinodale. Non è un parlamento, la sinodalità non è fare il parlamento . La sinodalità non è la sola discussione dei problemi, di diverse cose che ci sono nella società... È oltre. La sinodalità non è cercare una maggioranza , un accordo sopra soluzioni pastorali che dobbiamo fare. Solo questo non è sinodalità; questo è un bel "parlamento cattolico", va bene, ma non è sinodalità. Perché manca lo Spirito. Quello che fa che la discussione, il "parlamento", la ricerca delle cose diventino sinodalità è la presenza dello Spirito: la preghiera, il silenzio, il discernimento di tutto quello che noi condividiamo. Non può esistere sinodalità senza lo Spirito , e non esiste lo Spirito senza la preghiera. Questo è molto importante. La Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale , che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In genere, anche i peccatori sono i poveri della terra. In effetti, quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare, una decisione pastorale da prendere, ma anzitutto uno stile da incarnare. In questo senso la vostra Associazione costituisce una "palestra" di sinodalità , e questa vostra attitudine è stata e potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli. Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo. Il vostro contributo più prezioso potrà giungere, ancora una volta, dalla vostra laicità, che è un antidoto all’autoreferenzialità. È curioso: quando non si vive la laicità vera nella Chiesa, si cade nell’autoreferenzialità. Fare sinodo non è guardarsi allo specchio , neppure guardare la diocesi o la Conferenza episcopale, no, non è questo. È camminare insieme dietro al Signore e verso la gente , sotto la guida dello Spirito Santo. Laicità è anche un antidoto all’astrattezza: un percorso sinodale deve condurre a fare delle scelte. E queste scelte, per essere praticabili, devono partire dalla realtà, non dalle tre o quattro idee che sono alla moda o che sono uscite nella discussione. Non per lasciarla così com’è, la realtà, no, evidentemente, ma per provare a incidere in essa, per farla crescere nella linea dello Spirito Santo, per trasformarla secondo il progetto del Regno di Dio. Fratelli e sorelle, auguro buon lavoro alla vostra Assemblea. Possa contribuire a far maturare la consapevolezza che, nella Chiesa, la voce dei laici non dev’essere ascoltata "per concessione", no. A volte la voce dei preti, o dei vescovi, dev’essere ascoltata, e in alcuni momenti "per concessione"; sempre dev’essere "per diritto". Ma anche quella dei laici "per diritto", non "per concessione". Ambedue. Dev’essere ascoltata per convinzione, per diritto, perché tutto il popolo di Dio è "infallibile in credendo". E benedico di cuore voi e tutte le vostre associazioni territoriali. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me, perché questo lavoro non è per niente facile! Grazie. Udienza ai Membri del Consiglio Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, 30 aprile 2021 Quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare ma anzitutto uno stile da incarnare Una Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale, che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra Previous Next

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    STAMPA 2021 Verso l’assemblea Il cammino sinodale è in dialogo con il mondo ​ IL POPOLO n. 48 del 19.12.2021 Read More Aspettando l’Assemblea Sinodale "Dammi o Dio un cuore che ascolta" (1 Re 3,9) ​ IL POPOLO n. 45 del 28.11.2021 Read More Apertura anno pastorale Il Vescovo Giuseppe: “Il cammino sinodale è un percorso di discernimento e di conversione, personale e comunitario” ​ IL POPOLO n. 41 del 31.10.2021 Read More Verso l’Assemblea sinodale Adulti o adultescenti? Cosa sta accadendo al mondo dei grandi? ​ IL POPOLO n. 36 del 26.09.2021 Read More Assemblea sinodale e formazione missionaria ​ IL POPOLO n. 33 del 05.09.2021 Read More Verso l’assemblea sinodale Riflessione sulle motivazioni del Sinodo ​ IL POPOLO n. 30 del 25.07.2021 Read More Verso l’assemblea sinodale Dal Basso in alto ​ IL POPOLO n. 28 del 11.07.2021 Read More Verso l’assemblea Il cammino sinodale in parrocchia Come le nostre comunità possono partecipare ​ IL POPOLO n. 26 del 27.06.2021 Read More Al lavoro per l’assemblea sinodale La cabina di regia: un "pensatoio" di trenta membri scelti dal Vescovo e dal Consiglio episcopale ​ IL POPOLO n. 24 del 13.06.2021 Read More Assemblea sinodale: i temi Sono quattro: essere chiesa in uscita la valorizzazione del battesimo la pastorale integrata e i ministeri laicali ​ IL POPOLO n. 22 del 30.05.2021 Read More Verso l’Assemblea sinodale Celebrazione di avvio ​ IL POPOLO n. 17 del 25.04.2021 Read More L’assemblea sinodale: i tempi La fase di ascolto finirà ad ottobre 2021, tutto sarà raccolto in un Istrumentum laboris per la primavera 2022 ​ IL POPOLO n. 21 del 23.05.2021 Read More L’assemblea sinodale: perché Per rimettere al centro della vita della Chiesa il Vangelo ​ IL POPOLO n. 20 del 16.05.2021 Read More L’assemblea sinodale: cos’è Una Chiesa di tutti i battezzati in cammino e in ascolto reciproco ​ IL POPOLO n. 19 del 09.05.2021 Read More Verso l’Assemblea sinodale Valorizzazione del Fonte battesimale ​ IL POPOLO n. 18 del 02.05.2021 Read More Verso l’Assemblea sinodale Decreto di indizione della Assemblea sinodale ​ IL POPOLO n. 16 del 18.04.2021 Read More

  • IL POPOLO n. 45 del 28.11.2021

    < Back IL POPOLO n. 45 del 28.11.2021 IL POPOLO ​ Aspettando l’Assemblea Sinodale "Dammi o Dio un cuore che ascolta" (1 Re 3,9) Aspettando l’Assemblea Sinodale "Dammi o Dio un cuore che ascolta" (1 Re 3,9) Uno dei bisogni fondamentali di ogni persona è di parlare e di parlare di sé. Per poter però comunicare bisogna che ci sia qualcuno disposto ad ascoltare. Ascoltare correttamente sembra un atteggiamento passivo, ma è, invece, un atteggiamento attivo perché richiede una attenta presenza di sé ed un investimento delle proprie energie. Saper ascoltare è saper far tacere sé stessi e dare precedenza all’altro. Offrire ascolto è offrire ospitalità. SENTIRE ED ASCOLTARE Nel sentire , il suono giunge fino a noi e ci tocca, noi lo avvertiamo, ne percepiamo le vibrazioni, ma possiamo continuare a fare ciò che stiamo facendo, a pensare a ciò cui stiamo pensando. L’interiorità rimane estranea. Nell’ascoltare, è ancora il suono che viene fino a noi, ma siamo anche noi ad andare verso di lui, lo accogliamo, lo consideriamo, ne discriminiamo i significati e, forse, i messaggi. Sentire consente di continuare a pensare ad altro, ascoltare non lo permette. Per ascoltare bisogna volerlo. L’ascolto perché sia tale ha bisogno di mettere in funzione tre dimensioni: l’udito, la mente (l’intelligenza), il cuore. L’ascolto è un processo difficile perché richiede un decentramento, mettersi cioè dal punto di vista dell’altro e questo esige molto impegno perché non è un atteggiamento naturale e spontaneo, ma può essere appreso e poi messo in pratica. Ci sono tre livelli di ascolto: 1. Ascolto superficiale quando si è più concentrati su sé stessi che su ciò che l’altro ci sta dicendo; 2. Ascolto parziale è l’ascolto del contenuto di ciò che viene detto, ma non delle risonanze emotive; 3. Ascolto attivo : è quando si ascoltano le parole (il contenuto) e le risonanze emotive (il vissuto di chi sta parlando) e nell’osservazione si coglie anche il non verbale. Potremmo quindi dire che l’ascolto attivo è il saper ascoltare in profondità , essere dalla parte di chi parla e sapere di non sapere. Ascoltare significa lasciare dire le parole, ascoltare il silenzio della presenza, ma anche dell’assenza. "L’ascolto è ospitale, discreto, ma potente, in quanto, se possiede l’amore dell’ascolto, è uno strumento trasformativo." (Dalle Parole al dialogo - Colombero).. L’ascolto è quindi un insieme di atti percettivi attraverso i quali entriamo spontaneamente o volontariamente in contatto con l’altro. Attraverso l’ascolto si attivano sempre tre processi: - RICEZIONE DEL MESSAGGIO Disponibilità, empatia (atto di volontà, capacità di comprendere con sincero interesse come è fatto l’altro) Attenzione non strutturata (non farsi condizionare da pregiudizi già strutturati). - ELABORAZIONE DEL MESSAGGIO Bisogna prestare attenzione a: - La relazione che si instaura tra chi parla e chi ascolta - Il contenuto, l’informazione trasmessa - La richiesta implicita (che cosa mi sta chiedendo?) - L’autorivelazione di chi parla, che cosa mi dice di sé. - RISPOSTA AL MESSAGGIO È fondamentale saper dare risposte adeguate. L’ascolto efficace si attua perciò attraverso l’osservazione del: - verbale : ciò che viene detto - silenzio : ciò che non viene detto - paraverbale : come viene detto - non verbale : ciò che viene espresso dalla postura, dal corpo e dalla gestualità. Un aspetto importante da tenere in considerazione è quello di saper prestare attenzione alle risonanze che suscita in chi ascolta ciò che viene comunicato. OSTACOLI ALL’ASCOLTO È difficile ascoltare imparzialmente, senza interferenze o pregiudizi. Per questo è importante imparare a riconoscere i filtri che condizionano l’ascolto. Gli ostacoli più frequenti: - l’ansietà : difficoltà ad ascoltare l’altro perché si è preoccupati per sé stessi per come si è percepiti; - la superficialità : si fa fatica a scendere in profondità; - la tendenza a giudicare : partendo dalle proprie convinzioni; - l’impazienza : si interrompono gli altri prima che abbiano finito di palare; - la distrazione : la mente vaga altrove, impedendo l’attenzione a ciò che viene comunicato; - la passività : avere uno sguardo distratto assente o sfuggente, compiere altre azioni durante l’ascolto, avere fretta nell’offrire soluzioni; - la tendenza a selezionare : si risponde scegliendo un terreno conosciuto. Una traccia metodologica possibile potrebbe essere attraverso questi 5 punti: 1 - considerazione positiva dell’altro , di chi sta parlando (considerare l’altro distinto da me e riconoscere la sua dignità). 2 - la sospensione del giudizio (quando si riceve un messaggio che va contro il nostro modo abituale di comprendere e di agire, è facile che le nostre reazioni modifichino il messaggio ricevuto. È importante non far coincidere la persona con il suo comportamento). 3 - prestare attenzione fisica e mentale (anche il corpo parla e si esprime). 4 - lasciar parlare 5 - attendere prima di rispondere . Il piano comunicativo non è uguale per tutti, si comunica in modi diversi. Attenzione ai processi percettivi, la percezione è la modalità attraverso la quale entriamo in contatto con la realtà. Ciò che percepiamo è influenzato da tre fattori: 1 - I nostri schemi mentali (cosa ho in testa, cultura, ecc.); 2 - Il nostro stato emotivo (come sto in quel momento, sentimenti, ecc.); 3 - La nostra storia passata (chi sono? il vissuto, le radici, l’esperienza di vita, ecc.) Nel percepire la realtà non si è mai completamente obiettivi MECCANISMI NELLA PERCEZIONE Alcuni meccanismi che mettiamo in atto (involontariamente) durante le nostre percezioni: - Quando conosciamo dell’altro alcune caratteristiche e gli attribuiamo tutta la personalità, ad esempio cultura, provenienza, - Quando ascoltiamo dell’altro solo ciò che ci dà ragione, non ci mettiamo in discussione; - Quando facciamo di tutto perché l’altro sia come noi vogliamo, che risponda alle nostre aspettative; - Quando ci si ferma alla prima impressione (impatto solo emotivo); - Quando si ha la pretesa di sapere cosa l’altro sta pensando senza ascoltare. L’ascolto è una carezza della comunicazione se è efficace è trasformativo. SUGGERIMENTI DI METODO Convocazione del consiglio pastorale All’inizio dell’incontro dare spazio ad un breve momento di presentazione da parte di ogni partecipante (nome.. e da dove vengo..). Consegna dell’obiettivo dell’incontro da parte del facilitatore/facilitatrice (parroco o chi per esso). Assicurarsi che l’obiettivo sia stato compreso (es: sono stato/a abbastanza chiaro/a?) Il facilitatore coordina l’incontro dando la parola e cercando di dare un giusto tempo a tutti per intervenire. Il facilitatore ascolta in modo accogliente, non interrompe e rilancia al gruppo i punti importanti emersi (tutto è importante). Rilanciare aiuta tutti a tenere l’attenzione. Cerca con garbo di frenare chi parla troppo (es: interessante quello che stai dicendo se riesci a concludere così diamo la parola ad altri) e cerca di incoraggiare con delicatezza chi deve ancora parlare (esempio: se te la senti sarebbe importante poter ascoltare anche la tua opinione..) Nel caso ci fosse un’esposizione non troppo chiara si potrà chiedere a chi sta parlando di ripetere il concetto (esempio: meglio non dire: non ti sei espresso bene, Ma: scusa non sono riuscito/riuscita a comprendere bene... ) Nel rilanciare i concetti emersi , il facilitatore cercherà di essere il più fedele possibile a ciò che è stato detto, darà così la possibilità a tutti di integrare o aggiungere. Il facilitatore è tenuto ad ascoltare anche le eventuali critiche senza mettersi sulla difensiva, ascoltare quindi senza reagire in modo non positivo sapendo che anche le critiche possono far crescere. Per la lettura attiva dei quaderni , l’ascolto attivo e la raccolta finale si potrebbero seguire queste tre direzioni: 1 punti di forza: 2 punti critici sui quali non si è d’accordo 3 le novità da introdurre non presenti nel testo. IL TERRITORIO Quando parliamo di territorio è necessario rivolgere lo sguardo "oltre" i confini delle nostre parrocchie e delle nostre comunità. Il territorio - nel suo senso più ampio - le include ma non coincide esclusivamente con esse. Moltissime altre realtà lo vivono e lavorano per il suo bene e per la sua crescita esattamente come facciamo anche noi. Mettersi in ascolto del territorio comporta uscire dal nostro recinto dove ovviamente ci sentiamo al sicuro (quella che oggi si chiama comfort zone) e rivolgerci lá dove non siamo più maggioranza, dove la nostra parola vale come quella di chiunque altro o, spesso capita, non sia nemmeno ben accolta o di interesse. Ci sembra necessaria questa premessa perché bisogna che non si cada assolutamente nella trappola di ascoltare solo ciò che si vuole sentire o solo ciò che ci fa piacere. Occorre evitare di ascoltare solo i "nostri" sebbene questi operino sul territorio, ma rivolgersi con decisione e coraggio ad extra, verso ciò che in effetti non conosciamo. Senza questo, tutto il nostro lavoro sarebbe inutile e renderebbe improduttiva la fase di ascolto che stiamo vivendo. Mettersi in ascolto del territorio significa anzitutto conoscerlo in ogni sua specificità. Potrebbe essere utile, prima di formulare una proposta di incontro, provare a suddividerlo. Probabilmente ci viene più facile comprenderlo per "enti": il pubblico come il comune, la pro-loco, la scuola e il privato come fabbriche, negozi, studi medici ecc. Di sicuro questa prima suddivisione ci aiuta ed è necessaria ma non è detto che sia esaustiva ed inclusiva di tutto il territorio. Esso é infatti abitato da famiglie, coppie, single che non sempre riusciamo ad intercettare attraverso le attività parrocchiali, perché non frequentano o non sono per nulla interessati al messaggio cristiano. Oppure giungono a noi saltuariamente per ottenere servizi e/o sacramenti. Bisogna cercare di avvicinarsi a loro, instaurare un dialogo, coltivare una relazione nuova dove siamo noi mendicanti dell’attenzione dell’altro e non viceversa. Appare chiaro dunque che i livelli sui quali lavorare per approntare una strategia di incontro sono almeno due: quello per categorie di persone e quello per individualità. Non sempre e non con tutti sarà possibile incontrarsi per categorie. Può essere più facile con le amministrazioni pubbliche, con le pro-loco, con il mondo del volontariato, con i lavoratori, con i pensionati ma con tanti altri residenti sul nostro territorio occorrerà incontrarli informalmente come piccoli gruppi di individui. Per fare un esempio : gli abitanti di un condominio non possono essere identificati in un’unica categoria perché si tratta di gruppi vasti e complessi fatti di giovani, adulti, anziani, bambini. Potrà essere una soluzione incontrare due/tre famiglie insieme e con loro parlare di qualche punto più interessante per la loro vita piuttosto che convocare tutto un condomino e rischiare di non portare a casa nulla! E così farlo a poco a poco con tutti. Sarà successiva l’elaborazione delle risposte, dopo averne ascoltate il più possibile e aver colto anche le differenze di vedute tra le individualità al proprio interno. I genitori, se ci sono anziani, adolescenti, ammalati, diversamente abili. Altro esempio : per cogliere il pensiero di chi in effetti è fuori dai nostri radar sarà inutile provare ad organizzare degli incontri perché ovviamente questi non verranno mai. Un pensiero interessante da raccogliere sarà quello degli adolescenti e dei giovani ma come fare visto che si tratta forse dei più riluttanti alla vita della chiesa? L’unica maniera che ci sembra di poter suggerire e che siano i nostri adolescenti e giovani a mettersi in ascolto in maniera informale come sanno fare loro. Teniamo conto e proviamo ad usare le piattaforme digitali per creare dei sondaggi dove essi si sentano più liberi di esprimersi senza giudizio e senza paura. Firma Firma Uno dei bisogni fondamentali di ogni persona è di parlare e di parlare di sé. Per poter però comunicare bisogna che ci sia qualcuno disposto ad ascoltare Ascoltare correttamente sembra un atteggiamento passivo, ma è, invece, un atteggiamento attivo perché richiede una attenta presenza di sé Nel sentire, il suono giunge fino a noi e ci tocca, noi lo avvertiamo, ne percepiamo le vibrazioni, ma possiamo continuare a fare ciò che stiamo facendo, a pensare a ciò cui stiamo pensando. L’interiorità rimane estranea. Nell’ascoltare, è ancora il suono che viene fino a noi, ma siamo anche noi ad andare verso di lui, lo accogliamo, lo consideriamo, ne discriminiamo i significati e, forse, i messaggi. Sentire consente di pensare ad altro, ascoltare non lo permette Previous Next

  • Laboratori | pastoralepn

    Laboratori pastorali Per iscriverti ad un laboratorio, invia una mail a pastoralepn@gmail.com , indicando il tuo nome ed il titolo di due laboratori a cui vorresti partecipare. Indica anche altri due laboratori, in caso quelli da te prescelti avessero già raggiunto il numero massimo di partecipanti. É inoltre possibile iscriversi telefonando al 339.6334719 oppure inviando un fax allo 0434.27213. Se desideri partecipare anche alla cena (€ 5,00 a persona), indicalo nella stessa mail. clicca sulle immagini per la presentazione dei laboratori Missionario METTIAMO IN GIOCO LA MISSIONE ORE 17.30 e ORE 18.15 Il Noce IL GUSTO DELLA FAMIGLIA ORE 17.30 e ORE 18.15 Pastorale della Salute SULLE ORME DEL CRISTO, BUON SAMARITANO, MODELLO DI UN NUOVO UMANESIMO. ORE 17.45 Don Federico Zanetti ICONA BIBLICA E PITTORICA DELL'ANNO A CONFRONTO ORE 17.45 Ecumenismo IN DIO LA MISERICORDIA: LA TESTIMONIANZA DELLE RELIGIONI ORE 17.45 Rinnovamento dello Spirito LA POTENZA E LA GIOIA NELLA LODE ORE 17.30 e ORE 18.15 Caritas RICHIEDENTI ASILO E RIFUGIATI: PERCHÉ AIUTARLI A CASA NOSTRA ORE 17.45 Movimento vedovile LA FAMIGLIA DI PADRE E.MAURI ALLA SCOPERTA DEL CARISMA DEL MISTERO NUZIALE PER TUTTI GLI STATI DI VITA. ORE 17.45 Catechistico ERRARE NELLA FEDE ORE 17.30 e ORE 18.15 Campus&Turrin NOTE DI GENESI A CICLO CONTINUO Sichar SPETTACOLO TEATRALE "OLIVER TWIST" E TESTIMONIANZA [INGRESSO LIBERO] ORE 17.45 Azione Cattolica L'AC "LIBERA" TUTTI: RACCONTO INTERATTIVO SU CAMPI DI SERVIZIO "LIBERA". ORE 17.30 e ORE 18.15 Presentazione dei laboratori METTIAMO IN GIOCO LA MISSIONE. La missione coinvolge, attira, crea collaborazione e spinge ad uscire per incontrare l’altro. Il laboratorio del Centro Missionario Diocesano ci metterà in gioco con dinamiche e testimonianze dalla missione. Anchor 1 NOTE DI GENESI. È un laboratorio che ha come scopo l’utilizzo del canto per far conoscere alcuni dei contenuti veterotestamentari. Partendo dal presupposto che la musica è un mezzo di comunicazione molto vicino ai giovani e che la nostra società è sollecitata più allo sguardo che all’ascolto, si propone un’attività di catechesi che utilizzi appunto la musica e il canto. Anchor 2 RICHIEDENTI ASILO E RIFUGIATI: PERCHÉ AIUTARLI A CASA NOSTRA. La Caritas Diocesana propone un momento di incontro a più voci, un’occasione di dialogo e confronto sul tema dell’accoglienza dei rifugiati.Sarà un’occasione per ascolta quale impegno la nostra Chiesa diocesana, attraverso Caritas e parrocchie, esprime ogni giorno per accogliere le difficoltà di un crescente numero di persone in fuga dalle proprie terre. Conducono il laboratorio: Andrea Barachino e Adriana Segato, Caritas Diocesana Anchor 3 SULLE ORME DEL CRISTO, BUON SAMARITANO, MODELLO DI UN NUOVO UMANESIMO. L'incontro di pastorale della salute offre alcuni stimoli per incoraggiare la comunità a farsi carico della pastorale della salute e apprezzare il ministero della consolazione. Anchor 4 L'AC "LIBERA" TUTTI: RACCONTO INTERATTIVO SU CAMPI DI SERVIZIO "LIBERA". L’Azione Cattolica diocesana propone un dialogo sull’esperienza di servizio vissuta da un gruppo di giovani e promossa da Emmaus Italia nei contesti di povertà ed emarginazione sociale che caratterizzano le periferie palermitane. Il presidio Libera di Portogruaro interverrà con una rilettura sul nostro territorio. Anchor 5 Anchor 6 LA POTENZA E LA GIOIA NELLA LODE. La preghiera, alimento fondamentale della vita cristiana, appartiene a ciascuno di noi. La chiesa ci insegna a pregare nella lode riconoscendoci creature amate da Dio. Un Dio che ama per primo, che accompagna e si prende cura di noi.Attraverso la preghiera con i salmi e alcuni canti ispirati ad essi, i convenuti saranno guidati dai relatori in un percorso di preghiera di lode al Dio che salva e libera. LA FAMIGLIA DI PADRE E. MAURI ALLA SCOPERTA DEL CARISMA DEL MISTERO NUZIALE PER TUTTI GLI STATI DI VITA. Vivere la vedovanza come opportunità per donare alla Chiesa e alla famiglia la grazia di un corpo disegnato dal sacramento del matrimonio, purificato dalla sofferenza, desiderato dallo SPOSO. IN DIO LA MISERICORDIA: LA TESTIMONIANZA DELLE RELIGIONI. Un incontro che inizia con una domanda: “Come mai la violenza nel mondo e perché anche per motivi religiosi?”; prosegue in dialogo cercando una risposta; si "conclude" aprendosi ad un’effettiva via, indicata da Papa Francesco, da seguire senza perdere ulteriore tempo. ERRARE NELLA FEDE. Il laboratorio si propone come un "narrare in cammino" o un "provare in dialogo" ad essere compagni di viaggio di qualcuno alla ricerca di Qualcuno. Collegandosi alla sperimentazione diocesana di catechesi in famiglia "L'alfabeto della fede", è un tempo regalato per riflettere sull'errare: soglia potenziale di fede. La bibbia è carica di viaggi, di salite sui monti, di traversate di deserti e di mari, di pellegrinaggi. Sono sempre metafore dell'incontro con Dio. In questo caso, quando la ricerca di senso diventa ricerca di Dio, allora il viaggio si trasforma in pellegrinaggio, come tensione mai raggiunta. IL GUSTO DELLA FAMIGLIA. Spazio di riflessione sulle fragilità e le risorse che ognuno di noi riconosce nella propria vita; su come la solidarietà e la vicinanza familiare possono aiutare a superare le difficoltà e a prevenire sofferenze e lacerazioni più grandi. Anchor 7 Anchor 8 Anchor 9 Anchor 10

  • IL POPOLO n. 18 del 02.05.2021

    < Back IL POPOLO n. 18 del 02.05.2021 IL POPOLO ​ Verso l’Assemblea sinodale Valorizzazione del Fonte battesimale Verso l’Assemblea sinodale Valorizzazione del Fonte battesimale In molte pievi, e chiese parrocchiali di fondazione storica, il fonte battesimale è spesso un’opera d’arte : si pensi agli intagli nella pietra del Pilacorte, e della sua scuola; o ai castelli intagliati nel legno, e poi dorati e dipinti, dalle scuole rinascimentali (Auregne e la famiglia dei Ghirlanduzzi) fino a quelle più recenti di Giuseppe Scalambrin. I preti d’un tempo, e le fabbricerie, a nome del popolo, hanno scelto con coraggio e sentimento d’arte , di nobilitare il luogo in cui si nasceva alla fede. Ed è emozionante pensare che per secoli - e secoli - nella vasca scavata nella pietra l’acqua del battesimo ha accolto tra i figli di Dio tutti i suoi figli. Un sentimento che - lo diciamo - è stato un po’ perso, e il Battesimo oggi lo si celebra in un contesto di provvisorietà, e allestimento improvvisato. Nel contesto dei progetti sul Sinodo, si è creduto di dare qualche suggerimento per ridare dignità ai luoghi in cui la Chiesa rilegge la propria storia, perché ciascuno abbia un riferimento di bellezza anche nella concretezza del proprio vissuto liturgico. SUGGERIMENTI Nelle Chiese in cui esiste il Fonte storico Laddove il fonte battesimale esiste , ed è spesso opera d’arte e di pregio, anche se collocato nei pressi del portale maggiore, o in una cappella, si curi di dare dignità e bellezza, rendendolo ordinato e abitato, accogliendo eventualmente questi suggerimenti: - Si eviti sia trasformato in un piccolo ripostiglio di strumenti per le pulizie, o vasi di fiori; sia libero da ciò che non ha attinenza al battistero. - Laddove è possibile, si apra lo sportello della parte superiore , e dentro - nella pietra scavata, o nel catino di metallo, vi sia l’acqua benedetta nella notte di Pasqua; - Se il cero pasquale si trova - giustamente – presso l’ambone , al fonte si trovi comunque modo di collocare una lampada che arda, e che dia segno d’una presenza abitata, d’un luogo nobile della Chiesa per - per quanto oggi in larga parte dismesso - è stato per generazione la porta attraverso cui i credenti sono divenuti figli di Dio; - dentro il fonte , o in luogo adatto nei suoi pressi, potrebbero essere collocati in modo armonioso e degno, ciò che richiama i gesti esplicativi del rito: - la veste bianca ; (non necessariamente quella piccola adatta ai bambini; può essere anche di dimensione importante, visibile, che dia segno di bellezza e festa); - una candela ; - un bel vassoio con l’olio dei catecumeni e del crisma ; lodevole sarebbe che - per quanto nel ridimensionamento dei riti dovuto al Covid - 19 - gli Olii fossero qui collocati nei riti della loro accoglienza, agli inizi della Missa in Coena Domini, per tutto il valore e il significato che hanno, soprattutto tenendo presente che da un anno ne siamo digiuni; - se lo si ritiene opportuno, si può dare risalto anche ad un registro dei battezzati , ad indicare l’ingresso dei fedeli nel popolo di Dio che è la Chiesa; - tutto questo può essere collocato in modo sobrio e minimale , lasciando che i simboli parlino da sé; o – laddove esiste questa possibilità - può essere accompagnato da dicitura esplicative, direte soprattutto alla didattica per la catechesi, usando le parole dei riti del battesimo, oppure giocando sui significati di acqua, luce, olio; - esiste - in alcune opere d’arte monumentali - l’incisione della data ; potrebbe essere utile produrre un piccolo cartiglio in cui si riassume l’aspetto storico artistico del fonte, sottolineando in modo opportuno per quanti secoli, in quella vasca battesimale, si è amministrato il battesimo. Nelle Chiese in cui esiste il Fonte mobile In molte chiese non esiste un fonte in pietra o in marmo , ancorato in modo fisso in un luogo opportuno; o - se esiste - è totalmente dismesso. Se non si può in alcun modo accogliere le indicazioni del primo punto , si provveda almeno a dare dignità alla collocazione provvisoria del fonte per il rito del battesimo, evitando con cura soluzione troppo modeste (ciotole di ceramica collocate sulla mensa dell’altare…). L’acqua benedetta nella notte di Pasqua sia presente in presbiterio , in luogo opportuno; in recipiente degno, pulito, ben visibile; sia adornata con sobrietà di fiori; per evitare che nel tempo fino alla Pentecoste dia segno di stanchezza o di sporcizia, a tempo opportuni si rinnovi. SUGGERIMENTO LITURGICO Da qui, il celebrante può attingere l’acqua per l’aspersione domenicale nei riti della Messa, come suggerito dal Servizio Liturgico Diocesano. UN CONSIGLIO LASCIATO ALLA LIBERTÀ DI CIASCUNO Andare, in forma di pellegrinaggio privato, o con la famiglia, a cercare e visitare il luogo del proprio battesimo, e recitare una preghiera presso il fonte in cui si è stati generati nella fede. Previous Next

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