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  • IL POPOLO n. 19 del 09.05.2021

    < Back IL POPOLO n. 19 del 09.05.2021 IL POPOLO ​ L’assemblea sinodale: cos’è Una Chiesa di tutti i battezzati in cammino e in ascolto reciproco L’assemblea sinodale: cos’è Una Chiesa di tutti i battezzati in cammino e in ascolto reciproco Trattandosi del cammino di un corpo in movimento, qual è la Chiesa diocesana, non si può pretendere di avere già tutto chiaro e pronto. Il mettersi in cammino implica l’accettazione di una certa dose di precarietà che non va confusa con la debolezza. Piuttosto è duttilità, che è apertura all’inedito dello Spirito Santo sempre pronto a soccorrere chi lo invoca. Si chiama ’assemblea’ per questo . Come insegna la Scrittura, nell’esperienza di essere ’assemblea’ che loda e prega, il Signore si rende manifesto e rende tangibili i suoi prodigi. Quanto ci apprestiamo a vivere come Diocesi non vuole essere propriamente un Sinodo . Questa è un’istituzione che affonda le sue più antiche radici nel II secolo, quando i primi vescovi dell’Asia minore - l’attuale Turchia, culla del cristianesimo nascente - si riunivano per discutere e trovare soluzioni comuni a singoli problemi. Nel tempo tale esperienza ha avuto edizioni diverse fino ad ottenere una odierna codificazione ben articolata con norme bilanciate e vincoli precisi. La stessa parola Sinodo, sia in greco che in latino, viene tradotta ’Concilio’ e designa la riunione dei vescovi della Chiese che fanno il punto della situazione sulla salute della vita ecclesiale nel loro tempo. L’ultima esperienza è stata quella del Vaticano II che ha ancora tanto da insegnare e i cui testi chiedono di essere studiati, approfonditi e applicati in modo ancor più deciso. Paolo VI ha voluto mantenere lo spirito di quell’evento straordinario istituendo i Sinodi dei vescovi che si riuniscono puntualmente, ormai da più di cinquant’anni, su singoli problemi della Chiesa. Nel 2022 papa Francesco ha posto come tema il senso di sinodalità della Chiesa. Se dovessimo tradurre in termini più che semplificati: un sinodo per capire come la Chiesa può essere permanentemente sinodo. L’esperienza di cammino ecclesiale che il nostro vescovo Giuseppe ci chiede è invece un’assemblea sinodale , dove si vuole arrivare a prendere decisioni, ma con un metodo, appunto sinodale, che non riguardi solo chi ha qualche compito nella vita della Chiesa, ma riesca a coinvolgere tutto il popolo di Dio, e anche chi non ne fa parte, per mettersi in quell’atteggiamento di ascolto profondo, disponibile e cordiale ad ogni sussurro dello Spirito Santo. In questo senso l’assemblea sinodale non può essere confusa con un’assemblea sindacale o come un’edizione di una qualche esperienza democratica di qualche nazione. Non si tratta di dar voce a partiti e fazioni , né si tratta di trovare maggioranze e alleanza frutto di tatticismi che nulla hanno a che fare la strategia potente e superiore dello Spirito, che sa creare armonia tra le differenze e sa comporre in unità i carismi più diversi. L’Assemblea sinodale vuole essere esperienza dello Spirito nel nostro oggi culturale e sociale, perché ogni persona si senta coinvolta nell’opera di evangelizzazione. Non c’è uno che ascolta e prende appunti per gli altri. Piuttosto tutti, ascoltandosi, sono chiamati a prendere consapevolezza del dono che ciascuno è per gli altri e, insieme, trovare le soluzioni più opportune perché i doni non vengano dispersi, ma raccolti e composti in un’unità superiore. Perciò, come insegna il Papa nella EvangeliiGaudium , la realtà, che già c’è, illuminata dallo Spirito e accolta nell’ascolto reciproco, è più grande dell’idea che può venire dal singolo, per quanto acculturato o carico di autorità. Tutti siamo chiamati a metterci in ascolto di quanto lo Spirito suggerisce alla nostra Chiesa, perché ciascuno faccia la sua parte ad edificare il corpo di Cristo che, come ricorda San Paolo in 1Cor 12, è fatto di diverse membra con diverse funzioni. Accogliere l’invito a vivere l’Assemblea sinodale è un modo significativo per testimoniare il vangelo di Gesù offerto a tutti, perché ciascuno possa diventare dono per la Chiesa e per il mondo Maurizio Girolami Segretario generale Il mettersi in cammino implica l’accettazione di una certa dose di precarietà che non va confusa con la debolezza. Piuttosto è duttilità, che è apertura all’inedito dello Spirito Santo sempre pronto a soccorrere chi lo invoca L’esperienza di cammino ecclesiale che il nostro vescovo Giuseppe ci chiede è un’assemblea sinodale, dove si vuole arrivare a prendere decisioni, ma con un metodo, appunto sinodale, che non riguardi solo chi ha qualche compito nella vita della Chiesa DAL DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO (17 OTTOBRE 2015) Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi "Il mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino della sinodalità il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Quello che il Signore ci chiede , in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola "Sinodo". Camminare insieme- Laici, Pastori, Vescovo di Roma - è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica. Dopo aver ribadito che il Popolo di Dio è costituito da tutti i battezzati chiamati a" formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo", Il Concilio Vaticano II proclama che "la totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal Santo (cfr 1 Gv 2,20.27),non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso "I soprannaturale della fede di tutto il Popolo, quando "dai Vescovi fino agli ultimi Fedeli laici "mostra l’universale suo consenso in cose di fede e dimorale". Quel famoso infallibile "in credendo". Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium ho rilevato come "il Popolo di Dio è santo in ragione di quest’unzione che lo rende infallibile in credendo", aggiungendo che "ciascun Battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado d’istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare a uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del Popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni". Il sensusfidei impedisce di separare rigidamente tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens, giacché anche il Gregge possiede un proprio "fiuto" per discernere le nuove strade che il Signore di schiude alla Chiesa[…]. Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto , nella consapevolezza che ascoltare "è più che sentire". È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare.[…]La sinodalità, come dimensione costitutiva della Chiesa, ci offre la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico. Se capiamo che, come dice san Giovanni Crisostomo, " Chiesa e Sinodo sono sinonimi "[19] – perché la Chiesa non è altro che il "camminare insieme" del Gregge di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo Signore- capiamo pure che al suo interno nessuno può essere "elevato" al di sopra degli altri. Al contrario, nella Chiesa è necessario che qualcuno "si abbassi" per mettersi al servizio dei fratelli lungo il cammino. Gesù ha costituito la Chiesa ponendo al suo vertice, il Collegio apostolico, nel quale l’apostolo Pietro è la "roccia" (cfr Mt 16,18), colui che deve "confermare" i fratelli nella fede (cfr Lc 22,32). Ma in questa Chiesa, come in una piramide capovolta, il vertice si trova al di sotto della base. Per questo coloro che esercitano l’autorità si chiamano "ministri": perché, secondo il significato originario della parola, sono i più piccoli tra tutti. È servendo il Popolo di Dio che ciascun Vescovo diviene, perla porzione del Gregge a lui affidata, vicarius Christi [20], vicario di quel Gesù che nell’ ultima cena si è chinato a lavare i piedi degli apostoli (cfrGv 13,1-15).E, in un simile orizzonte, lo stesso Successore di Pietro altri non è che il servusservorum Dei [21].Non dimentichiamolo mai! Per i discepoli di Gesù, ieri oggi e sempre, l’unica autorità è l’autorità del servizio , l’unico potere è il potere della croce, secondo le parole del Maestro: "Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo"(Mt20,25-27). Tra voi non sarà così: in quest’espressione raggiungiamo il cuore stesso del mistero della Chiesa- "tra voi non sarà così" – e riceviamo la luce necessaria per comprendere il servizio gerarchico". Quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola "Sinodo". Camminare insieme - Laici, Pastori, Vescovo di Roma - è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica Previous Next

  • IL POPOLO n. 17 del 25.04.2021

    < Back IL POPOLO n. 17 del 25.04.2021 IL POPOLO ​ Verso l’Assemblea sinodale Celebrazione di avvio Verso l’Assemblea sinodale Celebrazione di avvio + Giuseppe Pellegrini Vescovo Carissime e carissimi, è con grande gioia e con trepidazione che diamo inizio al cammino dell’Assemblea Sinodale in questo giorno particolare per me:10 anni di servizio episcopale nella nostra Chiesa diocesana di Concordia-Pordenone. Un dono inaspettato che il Signore mi ha fatto e che ringrazio continuamente. Dono di una Chiesa non solo ricca di storia e di tradizione, ma di fede e di carità. Una fede sincera, radicata nella cultura del territorio e una carità operosa che si concretizza in tante opere a favore delle persone più fragili. Siamo una Chiesa, però, che sente la fatica dei tempi odierni e la difficoltà di testimoniare il Signore Gesù risorto in un contesto culturale sempre più secolarizzato e lontano dalla fede. Quanta fatica facciamo ad individuare alcune strade nuove per portare a tutti e nel nostro tempo il Vangelo di Gesù. Non voglio seguire le mode di chi parla di una Chiesa che gioca in difesa; di una Chiesa che ha paura è che non sa come testimoniare il Vangelo; di una Chiesa che ’brucia’ e che non è più significativa. Anche se ci sono fatiche e contrarietà, ho visto una comunità cristiana che desidera essere testimone e missionaria, che sente la passione di annunciare il Vangelo, di trasmettere a tutti l’amore di Dio che nel suo Figlio Gesù è presente nella scena di questo mondo e cammina con noi. Ecco perché desidero dal profondo del mio cuore, dopo aver ascoltato numerose realtà, gruppi e comunità parrocchiali, anche nella visita pastorale; dopo essermi messo in ascolto di numerosi preti e laici, avviare il processo sinodale per la nostra Chiesa diocesana, sollecitato dai tempi odierni e stimolato dalle parole e dallo stile di Papa Francesco. È necessario rimettere in cammino la nostra Chiesa verso una dimensione nuova nel modo di vivere e testimoniare la fede. Nuova per la consapevolezza che tutti i battezzati - uomini e donne, sposati e consacrati, giovani e adulti - sono chiamati a custodire, coltivare e annunciare il Vangelo e a promuovere l’attività pastorale nelle Unità Pastorali, mettendo in sinergia comunità parrocchiali e persone che sentono come loro vocazione favorire la partecipazione alla vita della comunità. La Chiesa, per essere al passo con i tempi, ha bisogno di rinnovarsi e di riformarsi, non tanto in ordine alle verità da trasmettere quanto nella capacità di incarnare nell’oggi la Parola di Dio, nel testimoniare al mondo il suo essere Chiesa in uscita, che "sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi" (EvangeliiGaudium, 24). Il cambiamento d’epoca, come ci ricorda papa Francesco, coinvolge anche le nostre comunità. Questo cammino desideriamo farlo insieme, come Popolo di Dio. Non può più essere un cammino pensato, deciso e comunicato dall’alto! È un cammino sinodale, da compiersi insieme, con un metodo che richiede, innanzitutto, ascolto e confronto sincero, attuando il discernimento comunitario, rispettosi e attenti di tutte le prospettive e le idee che vengono presentate. Un ascolto della Parola di Dio e di ciò che lo Spirito suggerisce ad ognuno e alle comunità. Ma deve essere anche un ascolto delle molteplici parole e del vissuto di tante persone che non frequentano assiduamente le nostre assemblee, che si sentono ai margini della vita della Chiesa, se non esclusi! Ascolto anche di chi non crede! Solo così potremmo scoprire la nostra vera identità e annunciare il Vangelo con parole e gesti significativi per gli uomini e le donne del nostro tempo. Un ascolto che sarà ancora più vero, quanto più saremo capaci di dare voce a chi non ha voce, ai più piccoli, ai poveri e agli esclusi, a chi vive nelle periferie esistenziali della vita. Iniziamo il cammino sinodale guidati dalla Parola di Dio della II Domenica di Pasqua, domenica in Albis, che fa memoria della misericordia di Dio che ci è donata nel suo Figlio Gesù, morto per noi. Siamo invitati ad aprire il nostro cuore all’amore di Dio, ad accoglierlo per essere creature nuove, capaci di vincere ogni paura, ogni timore, pronti ad uscire per annunciare a tutti la gioia, il perdono e la pace. Parola che ci inserisce all’interno di un processo, di un cammino, che considera il tempo superiore allo spazio, permettendoci di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Una Parola che ci aiuta ad affrontare le difficoltà che emergono e ad accettare i cambiamenti, privilegiando la pienezza dell’esistenza umana (cfr. Evangeliigaudium 222-225). Desidero richiamare alcuni aspetti, che ritengo significativi anche per il cammino assembleare che iniziamo e che, a Dio piacendo, concluderemo nel prossimo anno. Sono semplici considerazioni che ci potranno aiutare per affrontare con fede, senza paura e con fiducia il tempo che ci sta davanti e a prendere decisioni necessarie per la vita delle nostre comunità. - È necessario partire dalla vita concreta, dalla situazione esistenziale di ciascun noi e delle nostre comunità, attenti alla concretezza dell’esistenza. Il racconto evangelico ci ricorda che la paura e la chiusura angosciavano la vita dei primi discepoli del Signore: "La sera di quel giorno ... mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei" (Giovanni 20,19). E per di più Tommaso non era presente, un’assenza che creò tensione nel gruppo. Non dobbiamo mai dimenticare che la logica evangelica parte dall’incarnazione e illumina la vita di fede di ciascuno di noi e delle nostre comunità. La resurrezione non toglie la croce. Le piaghe sono presenti nel corpo glorioso del risorto, ma - come diceva don Tonino Bello - sono ferite che diventano feritoie, aiutandoci a riconoscere il Signore Gesù e a guardare gli altri, osservando attentamente chi vive in situazioni di difficoltà e di dolore. Anche nei nostri lavori assembleari, il punto di partenza dovrà essere sempre tenuto in considerazione. - Al cuore dell’annuncio del Vangelo troviamo la presenza viva del Risorto che libera dalla morte, dalla paura e dalla tristezza. Una presenza che porta gioia: "I discepoli gioirono al vedere il Signore" (20). È una felicità improvvisa, capace di riscaldare il cuore e di riaccendere il coraggio della testimonianza. Gesù ridona ai presenti lo Spirito Santo richiamando così l’atteggiamento creativo di Dio e inviando i discepoli in missione. Anche la nostra esperienza sinodale dovrà mettere al centro l’accoglienza e l’incontro con Gesù Risorto, il vivente, che anche oggi effonde il suo Spirito, inviando la Chiesa ad essere testimone coraggiosa del suo messaggio di amore. Non senza prima accoglierlo e fare la professione di fede, come ha fatto Tommaso: "Mio signore è mio Dio" (v.28). Fede che si alimenta, ieri come oggi, incontrando il Signore "otto giorni dopo" (v.26), la domenica, nella celebrazione dell’Eucaristia. - Come per Tommaso, per credere è necessario vedere e toccare. Non sono sufficienti solo le parole degli altri, ma fondamentale è incontrarsi con Gesù Risorto, fare esperienza diretta di lui. "Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto" (v. 29). Noi cristiani, che ci nutriamo e ci incontriamo con il Signore, abbiamo un compito ben preciso per l’umanità: essere segno visibile della presenza e dell’amore del Signore. Noi siamo chiamati a portare nel mondo questi segni concreti di amore. Desidero che facciamo nostra l’invocazione che in questo tempo pasquale, la liturgia ci propone: "Donaci di testimoniare nelle opere il mistero che celebriamo nella fede". L’esperienza sinodale dovrà aiutarci ad individuare nuove forme di evangelizzazione, di annuncio e di presenza della Chiesa nel mondo. Senza remore e senza paura, siamo chiamati ad uscire, ad andare nelle periferie esistenziali e lì, metterci accanto alle persone, ascoltarle, accogliere le loro paure, le difficoltà e i problemi. Essere ’buoni samaritani’ che si curvano sulle necessità degli altri, segno di una Chiesa che è in mezzo alla gente e che vive dove vivono le persone. - Un’ultima considerazione. Il libro degli Atti degli Apostoli ci ricorda un altro aspetto, anzi direi l’aspetto qualificante la vita della comunità cristiana di ogni tempo: la comunione, indicata attraverso l’espressione: "un cuore solo e un’anima sola" (4,32). Una comunione di vita e di progettualità che si concretizza nella forma storica di comunione dei beni per i poveri e per i bisogni della comunità. La Pasqua ci insegna che l’amore non si improvvisa, ma si costruisce passo dopo passo, lentamente, attraverso gesti concreti di incontro tra le persone e di condivisione. Il cammino sinodale dovrà abituarci a camminare insieme, ad ascoltarci, ad entrare in relazione vera e profonda tra di noi, senza pretendere che l’altro venga dalla mia parte o si converta alle mie idee. Insieme, nell’ascolto della Parola, nella preghiera e nella Frazione del pane, siamo invitati a costruire autentiche fraternità, comunità che trovano la strada che il Signore ci chiede di percorrere, per essere più ’liberi’ di portare il messaggio evangelico. Carissimi, come i due discepoli di Emmaus, lasciamoci rimettere in cammino per ritornare in città, e pieni di gioia, annunciare che Gesù non è morto e non ci ha abbandonato, ma è vivo e cammina con noi! Vi invito a invocare lo Spirito Santo perché doni alla nostra Chiesa coraggio e suggerisca nuovi cammini da vivere insieme per un annuncio del Vangelo di Gesù più incisivo e più efficace. Buon cammino sinodale. (omelia del 10 aprile) Non voglio seguire le mode di chi parla di una Chiesa che gioca in difesa; di una Chiesa che ha paura... Ecco perché desidero, dal profondo del mio cuore, avviare il processo sinodale per la nostra Chiesa diocesana "E’ con grande gioia e con trepidazione che diamo inizio al cammino dell’Assemblea Sinodale in questo giorno particolare per me:10 anni di servizio episcopale nella nostra Chiesa diocesana di Concordia-Pordenone. Un dono inaspettato che il Signore mi ha fatto e che ringrazio continuamente" Previous Next

  • IL POPOLO n. 45 del 28.11.2021

    < Back IL POPOLO n. 45 del 28.11.2021 IL POPOLO ​ Aspettando l’Assemblea Sinodale "Dammi o Dio un cuore che ascolta" (1 Re 3,9) Aspettando l’Assemblea Sinodale "Dammi o Dio un cuore che ascolta" (1 Re 3,9) Uno dei bisogni fondamentali di ogni persona è di parlare e di parlare di sé. Per poter però comunicare bisogna che ci sia qualcuno disposto ad ascoltare. Ascoltare correttamente sembra un atteggiamento passivo, ma è, invece, un atteggiamento attivo perché richiede una attenta presenza di sé ed un investimento delle proprie energie. Saper ascoltare è saper far tacere sé stessi e dare precedenza all’altro. Offrire ascolto è offrire ospitalità. SENTIRE ED ASCOLTARE Nel sentire , il suono giunge fino a noi e ci tocca, noi lo avvertiamo, ne percepiamo le vibrazioni, ma possiamo continuare a fare ciò che stiamo facendo, a pensare a ciò cui stiamo pensando. L’interiorità rimane estranea. Nell’ascoltare, è ancora il suono che viene fino a noi, ma siamo anche noi ad andare verso di lui, lo accogliamo, lo consideriamo, ne discriminiamo i significati e, forse, i messaggi. Sentire consente di continuare a pensare ad altro, ascoltare non lo permette. Per ascoltare bisogna volerlo. L’ascolto perché sia tale ha bisogno di mettere in funzione tre dimensioni: l’udito, la mente (l’intelligenza), il cuore. L’ascolto è un processo difficile perché richiede un decentramento, mettersi cioè dal punto di vista dell’altro e questo esige molto impegno perché non è un atteggiamento naturale e spontaneo, ma può essere appreso e poi messo in pratica. Ci sono tre livelli di ascolto: 1. Ascolto superficiale quando si è più concentrati su sé stessi che su ciò che l’altro ci sta dicendo; 2. Ascolto parziale è l’ascolto del contenuto di ciò che viene detto, ma non delle risonanze emotive; 3. Ascolto attivo : è quando si ascoltano le parole (il contenuto) e le risonanze emotive (il vissuto di chi sta parlando) e nell’osservazione si coglie anche il non verbale. Potremmo quindi dire che l’ascolto attivo è il saper ascoltare in profondità , essere dalla parte di chi parla e sapere di non sapere. Ascoltare significa lasciare dire le parole, ascoltare il silenzio della presenza, ma anche dell’assenza. "L’ascolto è ospitale, discreto, ma potente, in quanto, se possiede l’amore dell’ascolto, è uno strumento trasformativo." (Dalle Parole al dialogo - Colombero).. L’ascolto è quindi un insieme di atti percettivi attraverso i quali entriamo spontaneamente o volontariamente in contatto con l’altro. Attraverso l’ascolto si attivano sempre tre processi: - RICEZIONE DEL MESSAGGIO Disponibilità, empatia (atto di volontà, capacità di comprendere con sincero interesse come è fatto l’altro) Attenzione non strutturata (non farsi condizionare da pregiudizi già strutturati). - ELABORAZIONE DEL MESSAGGIO Bisogna prestare attenzione a: - La relazione che si instaura tra chi parla e chi ascolta - Il contenuto, l’informazione trasmessa - La richiesta implicita (che cosa mi sta chiedendo?) - L’autorivelazione di chi parla, che cosa mi dice di sé. - RISPOSTA AL MESSAGGIO È fondamentale saper dare risposte adeguate. L’ascolto efficace si attua perciò attraverso l’osservazione del: - verbale : ciò che viene detto - silenzio : ciò che non viene detto - paraverbale : come viene detto - non verbale : ciò che viene espresso dalla postura, dal corpo e dalla gestualità. Un aspetto importante da tenere in considerazione è quello di saper prestare attenzione alle risonanze che suscita in chi ascolta ciò che viene comunicato. OSTACOLI ALL’ASCOLTO È difficile ascoltare imparzialmente, senza interferenze o pregiudizi. Per questo è importante imparare a riconoscere i filtri che condizionano l’ascolto. Gli ostacoli più frequenti: - l’ansietà : difficoltà ad ascoltare l’altro perché si è preoccupati per sé stessi per come si è percepiti; - la superficialità : si fa fatica a scendere in profondità; - la tendenza a giudicare : partendo dalle proprie convinzioni; - l’impazienza : si interrompono gli altri prima che abbiano finito di palare; - la distrazione : la mente vaga altrove, impedendo l’attenzione a ciò che viene comunicato; - la passività : avere uno sguardo distratto assente o sfuggente, compiere altre azioni durante l’ascolto, avere fretta nell’offrire soluzioni; - la tendenza a selezionare : si risponde scegliendo un terreno conosciuto. Una traccia metodologica possibile potrebbe essere attraverso questi 5 punti: 1 - considerazione positiva dell’altro , di chi sta parlando (considerare l’altro distinto da me e riconoscere la sua dignità). 2 - la sospensione del giudizio (quando si riceve un messaggio che va contro il nostro modo abituale di comprendere e di agire, è facile che le nostre reazioni modifichino il messaggio ricevuto. È importante non far coincidere la persona con il suo comportamento). 3 - prestare attenzione fisica e mentale (anche il corpo parla e si esprime). 4 - lasciar parlare 5 - attendere prima di rispondere . Il piano comunicativo non è uguale per tutti, si comunica in modi diversi. Attenzione ai processi percettivi, la percezione è la modalità attraverso la quale entriamo in contatto con la realtà. Ciò che percepiamo è influenzato da tre fattori: 1 - I nostri schemi mentali (cosa ho in testa, cultura, ecc.); 2 - Il nostro stato emotivo (come sto in quel momento, sentimenti, ecc.); 3 - La nostra storia passata (chi sono? il vissuto, le radici, l’esperienza di vita, ecc.) Nel percepire la realtà non si è mai completamente obiettivi MECCANISMI NELLA PERCEZIONE Alcuni meccanismi che mettiamo in atto (involontariamente) durante le nostre percezioni: - Quando conosciamo dell’altro alcune caratteristiche e gli attribuiamo tutta la personalità, ad esempio cultura, provenienza, - Quando ascoltiamo dell’altro solo ciò che ci dà ragione, non ci mettiamo in discussione; - Quando facciamo di tutto perché l’altro sia come noi vogliamo, che risponda alle nostre aspettative; - Quando ci si ferma alla prima impressione (impatto solo emotivo); - Quando si ha la pretesa di sapere cosa l’altro sta pensando senza ascoltare. L’ascolto è una carezza della comunicazione se è efficace è trasformativo. SUGGERIMENTI DI METODO Convocazione del consiglio pastorale All’inizio dell’incontro dare spazio ad un breve momento di presentazione da parte di ogni partecipante (nome.. e da dove vengo..). Consegna dell’obiettivo dell’incontro da parte del facilitatore/facilitatrice (parroco o chi per esso). Assicurarsi che l’obiettivo sia stato compreso (es: sono stato/a abbastanza chiaro/a?) Il facilitatore coordina l’incontro dando la parola e cercando di dare un giusto tempo a tutti per intervenire. Il facilitatore ascolta in modo accogliente, non interrompe e rilancia al gruppo i punti importanti emersi (tutto è importante). Rilanciare aiuta tutti a tenere l’attenzione. Cerca con garbo di frenare chi parla troppo (es: interessante quello che stai dicendo se riesci a concludere così diamo la parola ad altri) e cerca di incoraggiare con delicatezza chi deve ancora parlare (esempio: se te la senti sarebbe importante poter ascoltare anche la tua opinione..) Nel caso ci fosse un’esposizione non troppo chiara si potrà chiedere a chi sta parlando di ripetere il concetto (esempio: meglio non dire: non ti sei espresso bene, Ma: scusa non sono riuscito/riuscita a comprendere bene... ) Nel rilanciare i concetti emersi , il facilitatore cercherà di essere il più fedele possibile a ciò che è stato detto, darà così la possibilità a tutti di integrare o aggiungere. Il facilitatore è tenuto ad ascoltare anche le eventuali critiche senza mettersi sulla difensiva, ascoltare quindi senza reagire in modo non positivo sapendo che anche le critiche possono far crescere. Per la lettura attiva dei quaderni , l’ascolto attivo e la raccolta finale si potrebbero seguire queste tre direzioni: 1 punti di forza: 2 punti critici sui quali non si è d’accordo 3 le novità da introdurre non presenti nel testo. IL TERRITORIO Quando parliamo di territorio è necessario rivolgere lo sguardo "oltre" i confini delle nostre parrocchie e delle nostre comunità. Il territorio - nel suo senso più ampio - le include ma non coincide esclusivamente con esse. Moltissime altre realtà lo vivono e lavorano per il suo bene e per la sua crescita esattamente come facciamo anche noi. Mettersi in ascolto del territorio comporta uscire dal nostro recinto dove ovviamente ci sentiamo al sicuro (quella che oggi si chiama comfort zone) e rivolgerci lá dove non siamo più maggioranza, dove la nostra parola vale come quella di chiunque altro o, spesso capita, non sia nemmeno ben accolta o di interesse. Ci sembra necessaria questa premessa perché bisogna che non si cada assolutamente nella trappola di ascoltare solo ciò che si vuole sentire o solo ciò che ci fa piacere. Occorre evitare di ascoltare solo i "nostri" sebbene questi operino sul territorio, ma rivolgersi con decisione e coraggio ad extra, verso ciò che in effetti non conosciamo. Senza questo, tutto il nostro lavoro sarebbe inutile e renderebbe improduttiva la fase di ascolto che stiamo vivendo. Mettersi in ascolto del territorio significa anzitutto conoscerlo in ogni sua specificità. Potrebbe essere utile, prima di formulare una proposta di incontro, provare a suddividerlo. Probabilmente ci viene più facile comprenderlo per "enti": il pubblico come il comune, la pro-loco, la scuola e il privato come fabbriche, negozi, studi medici ecc. Di sicuro questa prima suddivisione ci aiuta ed è necessaria ma non è detto che sia esaustiva ed inclusiva di tutto il territorio. Esso é infatti abitato da famiglie, coppie, single che non sempre riusciamo ad intercettare attraverso le attività parrocchiali, perché non frequentano o non sono per nulla interessati al messaggio cristiano. Oppure giungono a noi saltuariamente per ottenere servizi e/o sacramenti. Bisogna cercare di avvicinarsi a loro, instaurare un dialogo, coltivare una relazione nuova dove siamo noi mendicanti dell’attenzione dell’altro e non viceversa. Appare chiaro dunque che i livelli sui quali lavorare per approntare una strategia di incontro sono almeno due: quello per categorie di persone e quello per individualità. Non sempre e non con tutti sarà possibile incontrarsi per categorie. Può essere più facile con le amministrazioni pubbliche, con le pro-loco, con il mondo del volontariato, con i lavoratori, con i pensionati ma con tanti altri residenti sul nostro territorio occorrerà incontrarli informalmente come piccoli gruppi di individui. Per fare un esempio : gli abitanti di un condominio non possono essere identificati in un’unica categoria perché si tratta di gruppi vasti e complessi fatti di giovani, adulti, anziani, bambini. Potrà essere una soluzione incontrare due/tre famiglie insieme e con loro parlare di qualche punto più interessante per la loro vita piuttosto che convocare tutto un condomino e rischiare di non portare a casa nulla! E così farlo a poco a poco con tutti. Sarà successiva l’elaborazione delle risposte, dopo averne ascoltate il più possibile e aver colto anche le differenze di vedute tra le individualità al proprio interno. I genitori, se ci sono anziani, adolescenti, ammalati, diversamente abili. Altro esempio : per cogliere il pensiero di chi in effetti è fuori dai nostri radar sarà inutile provare ad organizzare degli incontri perché ovviamente questi non verranno mai. Un pensiero interessante da raccogliere sarà quello degli adolescenti e dei giovani ma come fare visto che si tratta forse dei più riluttanti alla vita della chiesa? L’unica maniera che ci sembra di poter suggerire e che siano i nostri adolescenti e giovani a mettersi in ascolto in maniera informale come sanno fare loro. Teniamo conto e proviamo ad usare le piattaforme digitali per creare dei sondaggi dove essi si sentano più liberi di esprimersi senza giudizio e senza paura. Firma Firma Uno dei bisogni fondamentali di ogni persona è di parlare e di parlare di sé. Per poter però comunicare bisogna che ci sia qualcuno disposto ad ascoltare Ascoltare correttamente sembra un atteggiamento passivo, ma è, invece, un atteggiamento attivo perché richiede una attenta presenza di sé Nel sentire, il suono giunge fino a noi e ci tocca, noi lo avvertiamo, ne percepiamo le vibrazioni, ma possiamo continuare a fare ciò che stiamo facendo, a pensare a ciò cui stiamo pensando. L’interiorità rimane estranea. Nell’ascoltare, è ancora il suono che viene fino a noi, ma siamo anche noi ad andare verso di lui, lo accogliamo, lo consideriamo, ne discriminiamo i significati e, forse, i messaggi. Sentire consente di pensare ad altro, ascoltare non lo permette Previous Next

  • IL POPOLO n. 19 del 15.05.2022

    IL POPOLO n. 19 del 15.05.2022 < Back Assemblea sinodale diocesana: fatto il punto, si riparte PRIMO INCONTRO FORMATIVO Oltre 400 i sinodali presenti IL POPOLO Assemblea sinodale diocesana: fatto il punto, si riparte primo incontro formativo Oltre 400 i sinodali presenti Una serata di verifica e di rilancio il Cammino nel Risorto continua Negli ampi spazi dell’oratorio della parrocchia di San Pietro - Sclavons si è svolto venerdì 29 aprile il primo incontro formativo in preparazione all’Assemblea sinodale. In un clima accogliente e disteso gli oltre 400 sinodali si sono disposti in forma ovalizzante attorno ad un centro focale, che via via ha visto la presenza di diversi attori. Innanzitutto, all’inizio, il Vescovo Giuseppe ha avviato l’incontro con brevi parole e una preghiera focalizzata sul senso del convenire, come chiamata interiore dallo Spirito a servizio della comunità diocesana. La lettura del brano del vangelo di Luca dei Due discepoli di Emmaus, poi commentata dall’autore dell’Icona, che ci accompagna quest’anno pastorale ed è trama della lettera pastorale del Vescovo Giuseppe "Rimessi in cammino dal Risorto - Ascolto e sinodalità" ha fatto da sfondo per rileggere l’oggi e le tante fatiche pastorali connesse e le nuove strade da individuare. L’intervento di Stefano Bucci, membro del Centro Studi Missione Emmaus, ha offerto ai partecipanti diverse piste di riflessione, per affrontare al meglio i cambiamenti in atto e per delineare e accompagnare le nuove forme di vita pastorale. Un intervento di alta levatura, coinvolgente ed affascinante. Diversi partecipanti, a fine serata e in altri momenti, ne hanno dato un immediato e positivo riscontro. Da parte dei partecipanti vi è stata la possibilità di interagire, attraverso la raccolta di molte domande con le nuove tecnologie digitali. La risposta del relatore è avvenuta in tempo reale, assicurando che vi sarà nel prossimo incontro una ripresa ancor più puntuale ed approfondita. Il Segretario generale dell’Assemblea sinodale, don Maurizio Girolami, ha poi preso la parola descrivendo lo stato dell’arte e delineando i prossimi passi da compiersi. Infatti i sinodali si incontreranno per un ulteriore approfondimento e momento formativo venerdì 27 maggio, stesso luogo e stessa ora. La serata si è conclusa con la benedizione impartita dal Vescovo Giuseppe e ci ha consegnato alcune sue parole di incoraggiamento e di speranza. Ultimo ma non ultimo va sottolineata la presenza dei cori giovanili che hanno sostenuto il canto dell’Assemblea nei vari momenti previsti e la funzione connettiva tra un passaggio e l’altro - a mo’ di anchorman - di Alex, membro della segreteria. Un grazie va allo Staff che ha predisposto e organizzato questa impegnativa serata. Ci si rivede il 27 maggio per continuare questo prezioso lavoro e compito. DTGM A pag. 12 intervista al card. Bassetti, presidente della Cei, sul Cammino Sinodale delle Chiese DALL’INTERVENTO DI STEFANO BUCCI Del Centro Studi Missione Emmaus di Roma Cambiare e rimanere fedeli al Vangelo. Chiamati ad avviare processi piuttosto che ad occupare spazi Il cuore della serata è stato l’intervento di Stefano Bucci. Un intervento atteso e nondimeno condiviso nei passaggi preparatori. I contenuti dell’intervento sono idealmente riassunti in una frase evocativa: Cambiare e rimanere fedeli al Vangelo. Tutti sentono l’esigenza e l’urgenza del cambiamento, ma si corre un grave rischio: avviare un cambiamento adattivo, funzionale alle strutture, alla cronaca, alle urgenze. C’è necessità di un cambio di paradigma . Ogni paradigma è costituito da soggetti, oggetti, forma e stile. Un esempio.In catechesi i soggetti non sono più né i catechisti né i catechizzandi ma l’intera comunità e la famiglia o il mondo degli adulti di provenienza. L’oggetto non è più riconducibile ai soli contenuti della fede, ma è narrazione della propria esperienza, di ciò che significa il Vangelo nella propria vita sia come singolo, sia come famiglia, sia come comunità; la forma non può essere data dal layout tipo aula scolastica, ma gli ambienti consueti che incrociamo nella quotidianità espressioni di senso per piccoli e adulti. A partire dal n. 27 della Evangelii Gaudium "Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa…" e dal n. 31 della stessa "… l’obiettivo di questi processi partecipativi non sarà principalmente l’organizzazione ecclesiale, bensì il sogno missionario di arrivare a tutti" si evidenzia la necessità di porsi tante domande , coltivando il sogno di riuscire a incrociare e a individuare nuove strade perché il cambio d’epoca nel quale siamo immersi e dal quale siamo travolti chiede nuovi paradigmi. Abituati a risolvere problemi e ad organizzare risposte adeguate per quanto possibile, ora siamo chiamati ad avviare processi, piuttosto che occupare spazi. La logica del processo si compone di alcune tessere concettual-operative . Prendo coscienza della realtà (il paradigma prevalente); reinterpreto questa realtà alla luce di un sogno innovativo; decido di operare una scelta di cambiamento optando per alcune priorità e tagliando alcune prassi ormai sterili o inadeguate; metto in atto delle sperimentazioni per vivere nuove esperienze; aiuto e accompagno gli altri narrando la mia esperienza, i piccoli successi e passi compiuti positivamente. Ecco i verbi tipici che descrivono il processo : andare avanti, apprendere, discernere, sognare, porre delle priorità, sperimentare, narrare. In una organizzazione complessa come l’avvio e il mantenimento del passo di una Assemblea sinodale insieme siamo chiamati a fare esperienza di discernimento attraverso l’ascolto attivo degli altri e della realtà, non a imporre le proprie visioni; siamo chiamati a rivitalizzare se non a creare ex novo legami di comunità, che molto spesso sono solo formali, sterili e anaffettivi; naturalmente tutto ciò è possibile solo se persone dedicate (i custodi del fuoco) si assumono questo impegno e questa responsabilità per accompagnare con lucidità il percorso sinodale e di trasformazione della realtà ecclesiale (cfr. Ef 4,16; Col 2,19); in uno stile dialogico e non dialettico. Dialettico : la particolare capacità di imporre i propri punti di vista in opposizione agli altrui. Dialogico : colloquiale, in forma di dialogo permette lo scambio e la comunicazione costante tra persone per pervenire ad es. a scelte condivise. Le resistenze al cambiamento vanno messe nel conto. Le ricerche sociologiche ci dicono che dentro una compagine solo il 15% è consapevole ed è disponibile al cambiamento. Ci sorregge la logica del lievito, che smuove la massa… Infine, l’intervento si è concluso con lo slogan fondativo del pontificato di san Giovanni Paolo II: " Non abbiate paura … ". Il 27 maggio riprenderemo questi contenuti per rielaborarli e maggiormente condividerli e fare così un ulteriore piccolo passo in avanti. Diac. G Mauro Dalla Torre Delegato vescovile per la cultura Ecco i verbi tipici che descrivono il processo: andare avanti, apprendere, discernere, sognare, porre delle priorità, sperimentare, narrare Cambiare e rimanere fedeli al Vangelo: tutti sentono l’urgenza del cambiamento, ma si correun grave rischio:avviare un cambiamento adattivo,funzionale alle urgenze La seconda serata formativa si terrà venerdì 27 maggio alle ore 20.30 sempre nell’oratorio di Sclavons (Cordenons). Saranno presentati temi e funzionamento delle assemblee sinodali di area che avranno inizio ad ottobre 2022 IL SENSO DEL NOSTRO PROCEDERE Tra l’abisso e il grembo: in cammino per cambiare il volto della chiesa diocesana Il primo incontro dei delegati dell’Assemblea sinodale della Diocesi si è svolto venerdì 29 aprile. In clima di preghiera, sostenuti dai canti del gruppo Ashira l’Adonai e riscaldati dalle parole di Stefano Bucci, del Centro Studi Emmaus, i delegati si sono trovati con la voglia di mettersi in cammino per rinnovare il volto della nostra Chiesa diocesana. È stato un vero e proprio momento generativo. Ci è stato ricordato che il buio dell’abisso, raccontato dalla Genesi, è un luogo da cui nasce la creazione. Ben si adattava la penombra del palazzetto dell’oratorio di quella sera per accogliere Colui che, aleggiando sulle acque dei nostri cuori, sa creare le cose dal nulla e sa far venire fuori dalle nostre comunità il meglio dell’opera di Dio. I passi che ci attendono ora sono i più impegnativi : in quella sera si è accesa la luce, ma ora bisogna mettersi al lavoro per distinguere, porre limiti, fare scelte di priorità, decidere, soprattutto attuare con coraggio. Il primo passo compiuto in quella serata è stato essere riconsegnati alla possibilità di sognare insieme una Chiesa più evangelica e più capace di irradiare attorno a sé la bontà del vangelo. Ne avevamo bisogno, perché lo stile comune e inveterato del ’si è sempre fatto così’, tante volte additato da papa Francesco, ci ha privato per troppo tempo di entusiasmo e ha disperso forze importanti rendendoci più poveri e poco fecondi. Adesso si tratta di trovarsi negli appuntamenti previsti nei prossimi mesi per capire cosa sognare insieme. Sarà poi necessario capire come custodire il sogno che da questa Assemblea emergerà come un dono dello Spirito per noi e per le generazioni future. Cosa sognare? Anche se siamo nella penombra, i tanti materiali raccolti dalla fase di ascolto ci permettono di dire già qualcosa. Ricentrare la catechesi sul mondo adulto , sentire la Chiesa non solo dentro i confini parrocchiali, rimetterci tutti disponibili a lasciarci educare da Dio in questo nostro tempo. Non sarà per nulla facile , perché tutti, a partire dal clero, abbiamo ricevuto una educazione che ci coglie impreparati ad affrontare una sfida simile. Saremo capaci di lavorare insieme? Saremo abili, ciascuno per la sua parte e al suo posto, nel trovare il protagonismo giusto nella edificazione della Chiesa missionaria, agile e luminosa che il vangelo chiede? Il prossimo appuntamento sarà il 27 maggio . Lì riprenderemo alcuni nodi importanti, ci aiuteremo a trovare le modalità più giuste e i tempi necessari, perché gli incontri che ci saranno a partire da settembre fino a maggio 2023 possano rimanere momenti generativi, capaci di dare alla luce il volto nuovo della nostra Chiesa diocesana. Come ogni gestazione ci vorrà pazienza, prudenza, capacità di attesa e di attenzione reciproca. Non basterà ricordare quello che già sappiamo . Una madre che porta nel suo grembo la vita, anche se ha studiato medicina ed è esperta nel far nascere i figli degli altri, quando è lei a portare la vita, sa che ogni volta è un’avventura nuova senza alcun tipo di paragone. Siamo figli della Chiesa madre. È lei che ci sta partorendo per essere figli di Dio in questo tempo. Facciamo la nostra parte , perché anche con i nostri gemiti, possiamo dare alla nostra madre la gioia di averci tra le sue braccia e di accompagnarci in questo mondo a dare il dono della vita di Gesù che è per tutti. Don Maurizio Girolam i Segretario Generale E’ stato un vero e proprio momento generativo: dal buio dell’abisso, come nella Genesi, nasce la creazione I passi che ci attendono ora sono i più impegnativi: in quella sera si è accesa la luce, ma ora bisogna mettersi al lavoro testimonianza /1 Noi sposi: i nostri primi passi insieme verso l’Assemblea Sinodale La prima tappa formativa per i delegati dell’Assemblea Sinodale Diocesana ci ha visti partecipi quale coppia di sposi. Abbiamo trovato posto tra alcuni amici di vecchia data, tante persone che stimiamo e moltissime facce nuove: l’eterogeneità dei volti della Chiesa ci è subito apparsa evidente, così come la ricchezza che potrà scaturire dalla condivisione delle varie vocazioni ed esperienze. Durante questa significativa serata di preghiera e di formazione ci ha colpiti la visione di una Chiesa in grado di uscire dal cenacolo e di mettersi in cammino , di cambiare radicalmente per restare fedele al Vangelo. Siamo stati invitati a vivere l’Assemblea Sinodale come un processo di preghiera e discernimento, a cogliere la sfida del dialogo, ad avere il coraggio di porci domande nuove e adeguate al cambiamento d’epoca di cui ci parla Papa Francesco, per una Chiesa capace di rinnovarsi profondamente. Non si vuole partire dai bisogni e l’obiettivo non sarà quello di stilare un documento conclusivo ricco di risposte: si tratterà di ritessere legami, per far sì che il Vangelo parli alla vita di oggi. La preghiera condivisa, i canti, le letture e le parole del nostro Vescovo Giuseppe sono state delle linee guida fondamentali e la carezza amorevole necessaria per accompagnare il nostro impegno, con l’invito ad affidarci sempre. Gli stimoli, gli indirizzi e le provocazioni di Stefano Bucci hanno rappresentato basi concrete e illuminanti per chiarire il corretto approccio al cammino da intraprendere. Siamo davvero grati di far parte di una comunità che vuole interrogarsi a fondo per continuare ad essere feconda, di una Chiesa che non attende sotto l’ombra dei propri campanili. L’iniziale ansia di dover trovare soluzioni a vecchi problemi ha lasciato in noi il posto all’entusiasmo di sognare insieme nuovi stili missionari. Quali sposi e genitori , vorremmo portare la nostra piccola esperienza di vita in famiglia, nelle parrocchie che abitiamo e nelle realtà che ci accompagnano nella crescita cristiana. Per il resto avremo molto da ascoltare e da imparare, incontrando la spiritualità, le idee e i limiti di tutti gli altri delegati; insieme nell’ascolto della Parola e delle chiare indicazioni del nostro Papa. Elisa Battistella e Guido Rig testimonianza /2 Partito scettico, mi sono dovuto ricredere Il cammino può avere concreta destinazione Il primo appuntamento dell’assemblea sinodale è stata una sorpresa inaspettata. Mi sono avvicinato con molti dubbi a questo cammino di rinnovamento. La Chiesa, la parrocchia e da qualche anno la Diocesi sono una parte importante nella mia vita , ne apprezzo molti aspetti, ma non nego di trovarne altri vecchi e inadatti, a tratti ipocriti. Ai miei occhi da ventunenne la Chiesa ogni tanto appare come un macigno impossibile da spostare e perciò sono partito piuttosto scettico verso l’idea di poter apportare un cambiamento valido con qualche incontro. Mi sono dovuto ricredere , la prima serata mi ha fatto pensare che questo cammino può avere davvero una destinazione concreta! Sono entrato nell’oratorio di Cordenons già gremito, presenti più di 500 delegati con età diverse e provenienti da tutte le parrocchie. Stare accanto a tutte queste persone sconosciute sapendo di condividere con loro l’esperienza sinodale mi ha fatto capire che tanti si aspettano una Chiesa nuova e più attenta. L’incontro è stato moderato da Alessandro Zappalà - noto ai più come Alex Missio - il suo stile comunicativo è stato perfetto per impostare un clima generativo dal quale partire, clima mantenuto per tutta la serata grazie alla presenza del coro Ashira L’Adonai. Il dubbio che persisteva durante la prima parte della serata è stato definitivamente risolto dall’intervento di Stefano Bucci del Centro Studi Missione Emmaus di Roma che ci ha accompagnato con un intervento sull’importanza della creatività, sulla logica dietro il processo di cambiamento, ha parlato del suo vero significato passando da un linguaggio teologico a uno più tecnico. Ora sono convinto che la buona volontà è presente e che il cambiamento è possibile, non resta altro che rimettersi in cammino. Matteo Santo delegato per l’Azione Cattolica Casarsa della Delizia Previous Next

  • IL POPOLO n. 24 del 13.06.2021

    < Back IL POPOLO n. 24 del 13.06.2021 IL POPOLO ​ Al lavoro per l’assemblea sinodale La cabina di regia: un "pensatoio" di trenta membri scelti dal Vescovo e dal Consiglio episcopale Al lavoro per l’assemblea sinodale La cabina di regia: un "pensatoio" di trenta membri scelti dal Vescovo e dal Consiglio episcopale Come sappiamo, il cammino dell’Assemblea Sinodale è cominciato ufficialmente lo scorso 10 aprile. Negli articoli che sono stati pubblicati su Il Popolo durante il mese di maggio, abbiamo appreso che questo sarà un percorso lungo, con dei ritmi di marcia precisi che passeranno dall’ascolto del territorio al confronto tra tutti i membri delle nostre comunità parrocchiali e - ci auguriamo - portino ad una riflessione che possa generare processi nuovi all’interno della nostra amata chiesa. Da qualche settimana è cominciata la distribuzione dei due quaderni di lavoro. Il primo, detto orientamenti, è uno strumento di riflessione teologica che ci permette di entrare bene nel tema "Rimessi in cammino per un nuovo annuncio del Vangelo". Il secondo è lo strumento che accompagnerà tutta la fase di ascolto, dove vengono presentate i quattro punti nodali che fanno da base perché si generino più ampi confronti. Tutto questo materiale, come anche tutto ciò che verrà più avanti, è frutto di una condivisione e di un lavoro condiviso tra la Presidenza dell’Assemblea e la Segreteria Generale costituita proprio per generare un "pensatoio", un luogo di confronto, una cabina di regia che prepara e accompagna i lavori dell’Assemblea durante tutto il cammino. Si tratta di 30 membri, scelti dal vescovo e dal suo Consiglio Episcopale. E’ costituita da sacerdoti e laici, religiosi e religiose, tra i laici ci sono famiglie, adulti e giovani. Tutti scelti non solo per il servizio che attualmente svolgono nelle proprie realtà parrocchiali o diocesane, ma anche per l’esperienza e la passione con cui vivono la propria fede. Una cosa li accomuna tutti: il desiderio grande di aiutare la chiesa a proseguire il proprio cammino, generando processi nuovi, aiutandola a percorrere nuovi sentieri che attendono il suo passaggio. Con suo decreto, il vescovo li ha nominati e poi ha comunicato pubblicamente le loro disponibilità. Tutti loro hanno accolto con entusiasmo e grande senso di responsabilità questo incarico, mostrando sin da subito profondità di vedute e coraggio evangelico. La Commissione si è riunita per la prima volta lo scorso 15 marzo, purtroppo solo in video conferenza, poiché ci trovavamo in piena zona rossa, e poi una seconda volta a fine aprile in modalità mista tra presenze reali e presenza virtuali. L’augurio è che il prossimo incontro possa celebrare anche un ritorno alla modalità che più ci piace: lo stare insieme! Certo, ci siamo chiesti più volte - e se lo saranno chiesti anche altri - se fosse opportuno dare inizio a questo cammino in un periodo storico così difficile per l’umanità. Nel discernimento non ha prevalso la "voglia di fare" a tutti i costi, piuttosto l’urgenza di sottolineare che quel "rimessi in cammino" era già in atto. La pandemia ha arrestato certamente le attività di tutti ma non ha interrotto il cammino della chiesa che, come accaduto ai discepoli di Emmaus, è in cammino verso Gerusalemme. Lo era prima della pandemia e lo è anche durante! Un cammino che mi piace definire "senza fretta ma senza sosta". Nessuno ha fretta di arrivare primo o di precedere altri. La Timeline ovvero la linea del tempo tracciata è solo indicativa, cioè indica la direzione e le tappe ma per i tempi sappiamo che "Ciò che cresce lentamente mette radici profonde", come ci insegna la saggezza dei popoli Bantu. Ma al di là di ogni possibile ragionamento ciò che ci auguriamo di vero cuore è che tutti i fedeli delle nostre comunità possano sentire questa come un’occasione per parlare, confrontarsi anche su argomenti spinosi e dare suggerimenti o tracciare linee perché con metodo sinodale si possa generare e poi attuare un cambiamento. Alex Zappalà Sono in distribuzione due quaderni di lavoro Il primo, detto orientamenti, è uno strumento di riflessione teologica che ci permette di entrare bene nel tema "Rimessi in cammino per un nuovo annuncio del Vangelo". Il secondo è lo strumento che accompagnerà tutta la fase di ascolto, dove vengono presentate i quattro punti nodali che fanno da base perché si generino più ampi confronti Dal discorso del Santo Padre Francesco ai membri del collegio cardinalizio e della curia romana per la presentazione degli auguri natalizi (21 dicembre 2021) Parole guida dal Magistero di papa Francesco Dio continua a far crescere i semi del suo Regno in mezzo a noi Fratelli e sorelle, questa riflessione sulla crisi ci mette in guardia dal giudicare frettolosamente la Chiesa in base alle crisi causate dagli scandali di ieri e di oggi […] Una lettura della realtà senza speranza non si può chiamare realistica. La speranza dà alle nostre analisi ciò che tante volte i nostri sguardi miopi sono incapaci di percepire. Dio continua a far crescere i semi del suo Regno in mezzo a noi. […] Anche il nostro tempo ha i suoi problemi, ma ha anche la testimonianza viva del fatto che il Signore non ha abbandonato il suo popolo, con l’unica differenza che i problemi vanno a finire subito sui giornali - questo è di tutti i giorni - invece i segni di speranza fanno notizia solo dopo molto tempo, e non sempre. Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo, si limita a fare l’autopsia di un cadavere: guarda la crisi, ma senza la speranza del Vangelo, senza la luce del Vangelo. Siamo spaventati dalla crisi non solo perché abbiamo dimenticato di valutarla come il Vangelo ci invita a farlo, ma perché abbiamo scordato che il Vangelo è il primo a metterci in crisi.E’ il Vangelo che ci mette in crisi. Ma se troviamo di nuovo il coraggio e l’umiltà di dire ad alta voce che il tempo della crisi è un tempo dello Spirito, allora, anche davanti all’esperienza del buio, della debolezza, della fragilità, delle contraddizioni, dello smarrimento, non ci sentiremo più schiacciati, ma conserveremo costantemente un’intima fiducia che le cose stanno per assumere una nuova forma, scaturita esclusivamente dall’esperienza di una Grazia nascosta nel buio. "Perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore" (Sir 2,5). Infine, io vorrei esortarvi a non confondere la crisi con il conflitto: sono due cose diverse. La crisi generalmente ha un esito positivo, mentre il conflitto crea sempre un contrasto, una competizione, un antagonismo apparentemente senza soluzione fra soggetti divisi in amici da amare e nemici da combattere, con la conseguente vittoria di una delle parti. La logica del conflitto cerca sempre i "colpevoli" da stigmatizzare e disprezzare e i "giusti" da giustificare per introdurre la consapevolezza - molte volte magica - che questa o quella situazione non ci appartiene. Questa perdita del senso di una comune appartenenza favorisce la crescita o l’affermarsi di certi atteggiamenti di carattere elitario e di "gruppi chiusi" che promuovono logiche limitative e parziali, che impoveriscono l’universalità della nostra missione. "Quando ci fermiamo nella congiuntura conflittuale, perdiamo il senso dell’unità profonda della realtà" (Esort. ap. Evangeliigaudium, 226). La Chiesa, letta con le categorie di conflitto - destra e sinistra, progressisti e tradizionalisti - frammenta, polarizza, perverte, tradisce la sua vera natura: essa è un Corpo perennemente in crisi proprio perché è vivo, ma non deve mai diventare un corpo in conflitto, con vincitori e vinti. Infatti, in questo modo diffonderà timore, diventerà più rigida, meno sinodale, e imporrà una logica uniforme e uniformante, così lontana dalla ricchezza e pluralità che lo Spirito ha donato alla sua Chiesa. La novità introdotta dalla crisi voluta dallo Spirito non è mai una novità in contrapposizione al vecchio, bensì una novità che germoglia dal vecchio e lo rende sempre fecondo. Gesù usa un’espressione che esprime in maniera semplice e chiara questo passaggio: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24). L’atto di morire del seme è un atto ambivalente, perché nello stesso tempo segna la fine di qualcosa e l’inizio di qualcos’altro. Chiamiamo lo stesso momento morte-marcire e nascita-germogliare perché sono la medesima cosa: davanti ai nostri occhi vediamo una fine e allo stesso tempo in quella fine si manifesta un nuovo inizio. In questo senso, tutte le resistenze che facciamo all’entrare in crisi lasciandoci condurre dallo Spirito nel tempo della prova ci condannano a rimanere soli e sterili, al massimo in conflitto. Difendendoci dalla crisi, noi ostacoliamo l’opera della Grazia di Dio che vuole manifestarsi in noi e attraverso di noi. Perciò, se un certo realismo ci mostra la nostra storia recente solo come la somma di tentativi non sempre riusciti, di scandali, di cadute, di peccati, di contraddizioni, di cortocircuiti nella testimonianza, non dobbiamo spaventarci, e neppure dobbiamo negare l’evidenza di tutto quello che in noi e nelle nostre comunità è intaccato dalla morte e ha bisogno di conversione. Tutto ciò che di male, di contraddittorio, di debole e di fragile si manifesta apertamente ci ricorda con ancora maggior forza la necessità di morire a un modo di essere, di ragionare e di agire che non rispecchia il Vangelo. Solo morendo a una certa mentalità riusciremo anche a fare spazio alla novità che lo Spirito suscita costantemente nel cuore della Chiesa. I Padri della Chiesa erano consapevoli di questo, che chiamavano "la metanoia". Sotto ogni crisi c’è sempre una giusta esigenza di aggiornamento: è un passo avanti. Ma se vogliamo davvero un aggiornamento, dobbiamo avere il coraggio di una disponibilità a tutto tondo. Papa Francesco Una lettura della realtà senza speranza non si può chiamare realistica. La speranza dà alle nostre analisi ciò che tante volte i nostri sguardi miopi sono incapaci di percepire Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelosi limita a fare l’autopsia di un cadavere... Previous Next

  • IL POPOLO n. 16 del 24.04.2022

    IL POPOLO n. 16 del 24.04.2022 < Back Verso l’assemblea sinodale: i tempi La nuova fase: cinque sotto assemblee territoriali in cui lavorano i 600 delegati scelti per la tappafinale IL POPOLO Verso l’assemblea sinodale: i tempi La nuova fase: cinque sotto assemblee territoriali in cui lavorano i 600 delegati scelti per la tappafinale Il cammino verso l’assemblea sinodale, cominciato già un anno fa, si snoda adesso verso una nuova fase: quella che vedrà tutti i delegati che comporranno l’Assemblea, lavorare in "piccole" assemblee di area che si svolgeranno in cinque zone diverse del nostro territorio diocesano: Concordia, Pordenone, Roveredo, Spilimbergo, San Vito. A seguito delle indicazioni che ci sono giunte dalle varie Unità Pastorali e dalla pronta risposta di associazioni e varie realtà diocesane, si è definito il numero di 600 delegati che prenderà parte ai lavori dell’Assemblea Sinodale. Anzitutto è doveroso dire il nostro grazie a ciascuno per l’impegno e la passione che da subito avete mostrato. Ciò che ci attende è un cammino di costante ascolto e di preghiera, certi che sarà lo Spirito Santo a guidare ogni nostro passo in questo processo di rinnovamento di tutta la Chiesa e in particolare della nostra Chiesa di Concordia-Pordenone. Papa Francesco non si stanca di invitarci a vivere lo spirito del Concilio Vaticano II, per essere una Chiesa che diffonde la gioia del Vangelo, perché la gioia della Chiesa è evangelizzare. Stiamo ultimando la fase di Ascolto, che ci ha visti impegnati per circa un anno. Sono stati tanti i contributi giunti da più parti della nostra diocesi. Non solo parrocchie: sono stati numerosi i contributi da parte di Pro Loco, amministrazioni comunali, mondo del volontariato, associazionismo cattolico e non, scuola, mondo del lavoro. Attraverso l’iniziativa #tiascolto sono state distribuite più di 60 scatole in diversi punti della provincia di Pordenone dove la gente ha potuto lasciare il proprio pensiero rispetto alla Chiesa e alle parrocchie. Non è stato un lavoro facile ma grazie all’impegno di numerose persone abbiamo raccolto tanto materiale. Sulla base di quanto emergerà dalla lettura di questi contributi ricevuti, verrà realizzato l’Istrumentum Laboris che accompagnerà il cammino dell’Assemblea Sinodale per area (da ottobre 2022 a maggio 2023), nella quale i delegati avranno la responsabilità di farsi voce dello Spirito per il bene delle nostre comunità cristiane, offrendo le ’proposizioni’ per l’Assemblea unitaria conclusiva. Perché i delegati possano prepararsi al meglio, prima di accedere alla fase delle assemblee di area, la Segreteria Generale si è preoccupata di organizzare due serate formative che si terranno presso l’Oratorio della parrocchia San Pietro di Cordenons (Sclavons). - La prima sarà venerdì 29 aprile, dalle ore 20.30 alle 22.15, dopo un tempo di preghiera e di invocazione dello Spirito, Stefano Bucci del "Centro Studi Missione Emmaus" di Roma, ci aiuterà nella riflessione per entrare nel vero clima e stile sinodale. - La seconda sarà venerdì 27 maggio, sempre dalle 20.30 alle 22.15, dove saranno presentati i temi e il funzionamento delle Assemblee sinodali di area che cominceranno con il prossimo ottobre. Alex Zappalà Vice-segretario della Segreteria Generale Nuova fase: tutti i delegati che comporranno l’Assemblea, lavorare in "piccole" assemblee di area che si svolgerannoin cinque zone del nostro territorio diocesano: Concordia, Pordenone, Roveredo, Spilimbergo e San Vito A seguito delle indicazioni che ci sono giunte dalle varie Unità Pastorali e dalla pronta risposta di associazioni e varie realtà diocesane, si è definito il numero di 600 delegati che prenderà parte ai lavori dell’Assemblea Sinodale #TIASCOLTO Abbiamo bisogno del tuo aiuto! Rispondendo alle due domande ci aiuterai a creare una Chiesa al passo con i tempi come Papa Francesco auspica: “Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare ‘è più che sentire’. È un Ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Solo volgendo lo sguardo verso l'orizzonte possiamo rinnovare davvero la nostra pastorale e adeguarla alla missione della Chiesa nel mondo di oggi; solo così possiamo affrontare la complessità di questo tempo, riconoscenti per il percorso compiuto e decisi di continuarlo con speranza”. 1. Cosa chiedi tu alla Chiesa oggi? Come potrebbero le nostre parrocchie rinnovarsi, guardando al futuro? 2. Se ti senti lontano dalla Chiesa, perchè? Si può rispondere dal sito de Il Popolo = www.ilpopolopordenone.it o quello della Diocesi = https://diocesi.concordia-pordenone.it Previous Next

  • IL POPOLO n. 30 del 25.07.2021

    < Back IL POPOLO n. 30 del 25.07.2021 IL POPOLO ​ Verso l’assemblea sinodale Riflessione sulle motivazioni del Sinodo Verso l’assemblea sinodale Riflessione sulle motivazioni del Sinodo Alla base del percorso del Sinodo diocesano, indetto dal Vescovo Mons. Giuseppe Pellegrini il 1° marzo scorso con la lettera pubblica "Ai fratelli e sorelle della santa Chiesa di Concordia-Pordenone", si può riconoscere una sorta di "coraggio necessario". E’ quello che serve per affrontare un cammino non proprio usuale , tanto sul piano del metodo - l’ascolto attento e allargato ai non soli "addetti ai lavori", l’impegno a condividere valutazioni, suggerimenti, decisioni - che su quello del merito: le "sfide epocali" richiamate da Papa Francesco, le peculiarità della condizione della Chiesa italiana e, ancora più in concreto, i quattro ambiti che sono stati indicati nei documenti di base del Sinodo come ossatura per la discussione: il confronto con i cambiamenti della nostra società; il battesimo come origine della vita e dell’impegno cristiano; il rinnovamento della pastorale; il ripensamento del ruolo dei preti e diaconi. In altri tempi , qualche decina di anni fa, un tale percorso sarebbe servito a mettere un po’ d’ordine in una casa con molti inquilini vivaci. Oggi non mi sembra sia così. La casa non rischia astratti furori, gli inquilini sono (quasi) tutti molto educati. Però sembrano - anche se magari non lo sono - come in letargo. C’è una quotidianità che domina . Ci sono condizioni oggettive - in primis l’invecchiamento delle nostre società che si riflette abbondantemente nell’ invecchiamento dei preti (oltre 61 anni la loro età media in Italia nel 2019; meno del 10% sono quelli con età inferiore a 40 anni) - che favoriscono, ed è anche umanamente comprensibile, l’appeasement. Ci sono percorsi di iniziazione cristiana, di catechesi, liturgie e riti consolidati che si ripetono e si ripropongono senza porsi troppe domande su quanto vengono attualizzati e vissuti come significativi. C’è alle spalle, frutto di una storia millenaria , un patrimonio immenso di arte, di strutture, di saperi, di relazioni: un’eredità magnifica che ha anche una funzione tranquillizzante, in fondo in fondo il solo mantenerla può già essere ritenuto un risultato importante. Dimenticando, o distogliendo l’attenzione, dall’erosione incessante cui quel patrimonio è sottoposto sotto l’azione non solo degli agenti materiali che minacciano le strutture fisiche (il deperimento naturale aggravato dall’abbandono, la scarsità di risorse umane) quanto del lavorio senza sosta dei linguaggi secolarizzati in cui siamo immersi e che mettono continuamente e radicalmente in discussione gli stessi fondamenti della fede. La proposta del Sinodo , in questo contesto, ha un chiaro intento di attivazione, richiama alla riflessione e alla decisione perché non ci si può semplicemente adagiare sullo stato di cose presenti. L’enfasi è posta sulla necessità e sul metodo dell’ascolto : ma in questo modo non si intende semplicemente assicurare la buona volontà e la disponibilità ad ascoltare quanto piuttosto sollecitare quanti hanno a cuore il momento e le sorti della Chiesa e ne intuiscono le difficoltà, ad esprimersi, a suggerire, a individuare percorsi che portino, come atteso dalle indicazioni originarie del sinodo, "la Chiesa in uscita". In definitiva l’occasione del Sinodo è la richiesta, a preti e laici, di prendersi la responsabilità di parlare , premessa necessaria all’assunzione di decisioni innovative e impegnative. C’è un dispositivo spontaneo, nel pensiero di ogni credente, che funziona da salvaguardia all’assunzione di responsabilità: ed è la consapevolezza, la sicurezza che "siamo servi inutili", che la barca di Pietro non è nelle nostre mani, non siamo noi a guidarla. Ma nel vangelo di Luca l’invito a pensarci e dichiararci "servi inutili" si accompagna all’affermazione "abbiamo fatto quanto dovevamo fare": non è un lasciapassare per la pigrizia ma un richiamo, rude e severo, ad impegnarci senza mentalità e atteggiamenti presuntuosi. Bruno Anastasia Il "coraggio necessario" è quello che serve per affrontare un cammino non proprio usuale, tanto sul piano del metodo: l’ascolto attento e allargato La molla non è dare una sistemata a una casa con inquilini vivaci... oggi semmai sembrano - anche se magari nonlo sono – comein letargo Intervento alla 74/ma Assemblea Generale della CEIdel Cardinale Presidente Gualtiero Bassetti Come Vescovi dobbiamo mettere in campo percorsi sinodali capaci di dare voce ai vissutie alle peculiarità delle nostre comunità ecclesiali (...) lacomunità ecclesiale, tutta intera,porta il contributo costruttivocostruendo ponti di comprensione S.E. Gualtiero Bassetti "Il popolo di Dio non è una grandezza puramente sociologica, ma teologica, pastorale e spirituale . Questo popolo di Dio è insieme santo e fedele. Nell’ultimo anno ci siamo resi conto ancora meglio, purtroppo passando attraverso una drammatica pandemia, di come la santità sia piantata nel terreno delle nostre comunità cristiane e civili; di come l’amore di Dio operi nei cuori, anche al di là delle categorie con le quali siamo abituati a ragionare: credenti e non credenti, cristiani e non cristiani, praticanti o meno. Esiste una santità diffusa, che va raccolta e narrata. … La sinodalità, come stile, metodo e cammino, è perfettamente coerente con un percorso che abbraccia cinque decenni, tanto più per la consapevolezza di un cambiamento d’epoca in atto. Oggi la Chiesa che è in Italia è chiamata a un discernimento che generi conversione, comunione e corresponsabilità . Disegnare forme rinnovate è la nostra responsabilità odierna. In continuità con la storia di una Chiesa di popolo che, tanto più dopo le prove degli ultimi due anni, è chiamata a una propulsione rinnovata, che guardi ai processi, punti sulle relazioni, a partire dal concreto vissuto di ciascuno, sappia entrare con calore nelle pieghe della vita delle donne e degli uomini per offrire parole e testimonianze di speranza. La Chiesa che è in Italia non è mai stata e mai sarà in contrapposizione a Pietro, al Suo Magistero, alla Sua Parola . Per questo, oggi, come è sempre avvenuto nella nostra storia, ci sentiamo chiamati a vivere la sinodalità, a disegnare un cammino sinodale, che rappresenta così quel processo necessario che permetterà alle nostre Chiese che sono in Italia di fare proprio, sempre meglio, uno stile di presenza nella storia che sia credibile e affidabile, perché attento ai complessi cambiamenti in atto e desideroso di dire la verità del Vangelo nelle mutate condizioni di vita degli uomini e delle donne del nostro tempo. Come Vescovi dobbiamo mettere in campo percorsi sinodali capaci di dare voce ai vissuti e alle peculiarità delle nostre comunità ecclesiali, contribuendo a far maturare, pur nella multiformità degli scenari, volti di Chiesa nei quali sono rintracciabili i tratti di un Noi ricco di storia e di storie, di esperienze e di competenze, di vissuti plurali dei credenti, di carismi e ministeri, di ricchezze e di povertà. È uno stile che domanda una serie di scelte che possono concorrere a rappresentare la forma concreta in cui si realizza la conversione pastorale alla quale Papa Francesco insistentemente ci richiama. È uno stile che vuole riconoscere il primato della persona sulle strutture, come pure che intende mettere in dialogo le generazioni, che scommette sulla corresponsabilità di tutti i soggetti ecclesiali, che è capace di valorizzare e armonizzare le risorse delle comunità, che ha il coraggio di non farsi ancora condizionare dal si è sempre fatto così, che assume come orizzonte il servizio all’umanità nella sua integralità. È un cambio di rotta quello che ci viene chiesto. Già il Concilio aveva definitivamente mutato l’atteggiamento della Chiesa verso la modernità: non più il sospetto o il rifiuto, ma il dialogo e la profezia. È tempo di dare seguito a quel processo di confronto fiducioso e intelligente con la società. Mentre emergono qua e là estremismi, che usano la violenza per affermare le proprie idee, la comunità ecclesiale, tutta intera, porta il contributo costruttivo della mediazione e della pace, della razionalità e della carità, costruendo ponti di comprensione con tutti e prendendo sul serio le domande antropologiche fondamentali". Previous Next

  • IL POPOLO n. 26 del 27.06.2021

    < Back IL POPOLO n. 26 del 27.06.2021 IL POPOLO ​ Verso l’assemblea Il cammino sinodale in parrocchia Come le nostre comunità possono partecipare Verso l’assemblea Il cammino sinodale in parrocchia Come le nostre comunità possono partecipare Mons. OrioldoMarson Vicario generale e parroco "QUANTI SINODI!COME LA METTIAMO?" Qualche giorno fa incontro un signore, che partecipa alla vita della comunità parrocchiale e fa parte del Consiglio pastorale. Legge "Il Popolo", spesso passa in edicola a prendere "Avvenire" messo a disposizione dalla parrocchia, segue sui quotidiani le vicende sociali e politiche. Giuseppe mi si accosta e mi dice: "Don, ho ricevuto l’invito alla prossima riunione del Consiglio pastorale, con gli allegati. Ho provato a prendere in mano i due quaderni. Però… non capisco bene. Sinodo di qua e sinodo di là, sinodo in alto e sinodo in basso… Papa Francesco vuole fare un percorso sinodale per riformare il Sinodo dei vescovi. I vescovi italiani, mi pare proprio stimolati e sgridati dal Papa, intendono avviare un cammino sinodale per la Chiesa italiana. Il nostro vescovo Giuseppe è partito con un progetto molto ampio e articolato, che vedrà la celebrazione nell’autunno 2022 di una Assemblea sinodale. Come la mettiamo? E pensa che gli altri abbiano capito più di me?". Gli rispondo subito, facendo leva sul suo orgoglio e forzando un po’ le cose: "Ma lei ha capito cosa vogliono Papa Francesco e il vescovo Giuseppe?". "Sì, ho capito", mi risponde. "Vogliono realizzare il Concilio e mettere a terra (ndr: espressione che si adopera oggi per dire: dare concretezza) la Evangeliigaudium. Poi desiderano proprio che vescovi, preti e laici si intendano meglio, si ascoltino reciprocamente. Sa cosa penso? Deve finire questa separazione di ruoli e linguaggi. Anche noi abbiamo qualcosa da dire, in questa situazione così difficile". Concludo: "Va bene. Farò così: scriverò una scheda didattica, per presentare in maniera semplice il cammino sinodale, con annessi e connessi. Spero possa essere utile". Così ci siamo lasciati e mi sono messo rapidamente all’opera. Ecco alcuni passaggi, in forma di domanda e risposta. SCHEDA DIDATTICA Cos’è il "cammino sinodale" avviato dalla nostra Diocesi? - Si tratta, in primo luogo, proprio di un percorso, un itinerario, meglio ancora: un processo. Ciò che conta è il coinvolgimento di tanti battezzati nella ricerca e nella condivisione, prima ancora dei risultati e delle decisioni finali: un’esperienza di Chiesa a partire dal basso, una palestra di comunicazione e dialogo. Appunto: un processo di coscientizzazione e di discernimento rispetto ad alcuni nodi importanti della situazione ecclesiale. - Il carattere "sinodale" sta ad indicare lo stile del camminare-insieme, nell’ascolto e nel confronto. Perché questo "cammino sinodale"? 1. I cambiamenti culturali e religiosi in atto - cambiamenti senza precedenti e senza paragoni - interpellano le comunità cristiane a cercare strade rinnovate di evangelizzazione e di vita comunitaria. La secolarizzazione scava in maniera radicale i nostri vissuti personale e collettivi. 2. Il Papa - fedele alla visione e alle indicazioni del Concilio Vaticano II - ha chiamato e chiama la Chiesa nel suo insieme, come Popolo di Dio, a vivere in stato "sinodale". Sono stati annunciati e abbozzati due percorsi sovradiocesani di tipo "sinodale": il primo orientato alla riforma Sinodo dei vescovi (= istituito da Paolo VI nel 1965 come assemblea di rappresentanti dell’episcopato cattolico, per tener viva l’esperienza del rinnovamento conciliare nel governo della Chiesa universale); il secondo riguardante la Chiesa italiana. 3. Il nostro Vescovo Pellegrini, dopo un tratto significativo del suo ministero nella nostra Chiesa, iniziato nel 2011, desidera condividere un tempo di confronto e di discernimento per creare condizioni più aperte all’annuncio evangelico e al rinnovamento delle parrocchie. Non c’è il rischio che i diversi percorsi (diocesano, nazionale, di Chiesa universale… ) si incrocino e si sovrappongono? Sì, esiste questo pericolo. I responsabili diocesani cercheranno di integrare e distinguere nello stesso tempo. Quali sono i filoni o temi del "cammino sinodale"? - I primi due temi hanno un carattere fondativo: I) Il coraggio di cambiare: la Chiesa in uscita. II) Il battesimo: sorgente della fede. - I secondi due invitano ad affrontare alcuni nodi della vita ecclesiale e dell’azione pastorale: III) Il rinnovamento della pastorale con scelte audaci. IV) A servizio della comunione: il ministero ordinato e le forme di ministerialità della vita consacrata e laicale. Ad esempio: catechismo dei bambini, coinvolgimento delle famiglie, trasmissione-generazione della fede alle nuove generazioni; ruolo della parrocchia e rapporto tra parrocchia e Unità pastorale; corresponsabilità e ministerialità (= incarichi e servizi) dei laici; ruolo del prete nelle nuove situazioni sociali e pastorali; uniformità e pluralità di scelte pastorali. Non c’è forse troppa carne al fuoco? Nella fase di ascolto è meglio mantenere il campo molto aperto; poi si cercherà di focalizzare l’attenzione su alcuni punti riconosciuti come prioritari. Che cosa non ci si deve attendere? - Non ci si può attendere soluzioni miracolose o decisioni risolutive, in tempi di cambiamenti continui e radicali. - Non ci si può attendere direttamente un rilancio o una ripresa della frequenza alla vita liturgica e sacramentale: il contesto della secolarizzazione tocca le falde profonde della vita odierna. Che cosa si può e si deve sperare, camminando insieme? - I nostri battezzati che condividono in qualche modo la vita delle comunità cristiane potranno crescere in consapevolezza circa le esigenze e le sfide della vocazione cristiana. - Anche chi non partecipa alla vita della comunità cristiana avrà la possibilità di far sentire la sua voce, le sue proposte e le sue richieste. - Potranno crescere il dialogo e la comunicazione nelle nostre parrocchie e in modo particolare tra preti e laici. - Si cercherà di arrivare ad alcune scelte diocesane convergenti nella pastorale evangelizzatrice e nell’organizzazione delle nostre parrocchie. LA PARROCCHIA NEL CAMMINO SINODALE DIOCESANO Con il Consiglio di presidenza del Consiglio pastorale si è scelto il terzo filone, che tocca anche gli altri capitoli. Con mia parziale sorpresa, nel primo scambio condiviso, i componenti hanno insistito tanto sul ruolo della comunità cristiana locale, piccola o grande che sia, al di là della presenza stabile o meno stabile di un prete. Nella comunità locale nascono e crescono relazioni significative; questa comunità locale, con i suoi catechisti come testimoni, cercherà di offrire la bella notizia di Gesù ai bambini e ai ragazzi. "Nella riorganizzazione delle attività e dei servizi di carattere pastorale, non bisogna mettere al primo posto le esigenze e le possibilità dei preti; al primo posto bisogna mettere le esigenze e le possibilità delle varie comunità". Nello stesso tempo si riconosce che la parrocchia non è sufficiente, ad esempio per la pastorale giovanile e per la formazione dei collaboratori pastorali, ma si fa fatica ad immaginare nuove forme o collaborazioni. Ancora, mi pare di capire che non ci sia una posizione favorevole a soluzioni necessariamente uniformi a livello diocesano. "Nelle scelte pastorali e catechistiche, ad esempio circa i percorsi e l’età dei sacramenti, perché fare tutti allo stesso modo? Non è meglio rispettare e valorizzare le buone pratiche delle singole parrocchie o unità pastorali o foranie?". Si vedrà insieme… Il Consiglio pastorale si ritroverà e avvierà una prima riflessione; si deciderà meglio in tale sede come procedere e come allargare il coinvolgimento. Saranno coinvolti sicuramente i catechisti; certamente è importante uscire fuori dai soliti recinti. Quali gruppi, anche piccoli, di persone della comunità incontrare, su punti specifici e mirati? Con quali modalità? Ci troviamo nella fase dell’ascolto: fase preziosa, ma che corre il rischio di scivolare via senza lasciare un segno. Papa Francesco vuole fare un percorso sinodale per riformare il Sinodo dei vescovi. Il nostro vescovo Giuseppe è partito con un progetto molto ampio che culminerà nell’autunno 2022 con una assemblea sinodale Nella comunità locale nascono e crescono relazioni significative; questa comunità locale, coni suoi catechisti come testimoni, cercherà di offrire la bella notizia di Gesù ai bambini e ai ragazzi Previous Next

  • IL POPOLO n. 18 del 02.05.2021

    < Back IL POPOLO n. 18 del 02.05.2021 IL POPOLO ​ Verso l’Assemblea sinodale Valorizzazione del Fonte battesimale Verso l’Assemblea sinodale Valorizzazione del Fonte battesimale In molte pievi, e chiese parrocchiali di fondazione storica, il fonte battesimale è spesso un’opera d’arte : si pensi agli intagli nella pietra del Pilacorte, e della sua scuola; o ai castelli intagliati nel legno, e poi dorati e dipinti, dalle scuole rinascimentali (Auregne e la famiglia dei Ghirlanduzzi) fino a quelle più recenti di Giuseppe Scalambrin. I preti d’un tempo, e le fabbricerie, a nome del popolo, hanno scelto con coraggio e sentimento d’arte , di nobilitare il luogo in cui si nasceva alla fede. Ed è emozionante pensare che per secoli - e secoli - nella vasca scavata nella pietra l’acqua del battesimo ha accolto tra i figli di Dio tutti i suoi figli. Un sentimento che - lo diciamo - è stato un po’ perso, e il Battesimo oggi lo si celebra in un contesto di provvisorietà, e allestimento improvvisato. Nel contesto dei progetti sul Sinodo, si è creduto di dare qualche suggerimento per ridare dignità ai luoghi in cui la Chiesa rilegge la propria storia, perché ciascuno abbia un riferimento di bellezza anche nella concretezza del proprio vissuto liturgico. SUGGERIMENTI Nelle Chiese in cui esiste il Fonte storico Laddove il fonte battesimale esiste , ed è spesso opera d’arte e di pregio, anche se collocato nei pressi del portale maggiore, o in una cappella, si curi di dare dignità e bellezza, rendendolo ordinato e abitato, accogliendo eventualmente questi suggerimenti: - Si eviti sia trasformato in un piccolo ripostiglio di strumenti per le pulizie, o vasi di fiori; sia libero da ciò che non ha attinenza al battistero. - Laddove è possibile, si apra lo sportello della parte superiore , e dentro - nella pietra scavata, o nel catino di metallo, vi sia l’acqua benedetta nella notte di Pasqua; - Se il cero pasquale si trova - giustamente – presso l’ambone , al fonte si trovi comunque modo di collocare una lampada che arda, e che dia segno d’una presenza abitata, d’un luogo nobile della Chiesa per - per quanto oggi in larga parte dismesso - è stato per generazione la porta attraverso cui i credenti sono divenuti figli di Dio; - dentro il fonte , o in luogo adatto nei suoi pressi, potrebbero essere collocati in modo armonioso e degno, ciò che richiama i gesti esplicativi del rito: - la veste bianca ; (non necessariamente quella piccola adatta ai bambini; può essere anche di dimensione importante, visibile, che dia segno di bellezza e festa); - una candela ; - un bel vassoio con l’olio dei catecumeni e del crisma ; lodevole sarebbe che - per quanto nel ridimensionamento dei riti dovuto al Covid - 19 - gli Olii fossero qui collocati nei riti della loro accoglienza, agli inizi della Missa in Coena Domini, per tutto il valore e il significato che hanno, soprattutto tenendo presente che da un anno ne siamo digiuni; - se lo si ritiene opportuno, si può dare risalto anche ad un registro dei battezzati , ad indicare l’ingresso dei fedeli nel popolo di Dio che è la Chiesa; - tutto questo può essere collocato in modo sobrio e minimale , lasciando che i simboli parlino da sé; o – laddove esiste questa possibilità - può essere accompagnato da dicitura esplicative, direte soprattutto alla didattica per la catechesi, usando le parole dei riti del battesimo, oppure giocando sui significati di acqua, luce, olio; - esiste - in alcune opere d’arte monumentali - l’incisione della data ; potrebbe essere utile produrre un piccolo cartiglio in cui si riassume l’aspetto storico artistico del fonte, sottolineando in modo opportuno per quanti secoli, in quella vasca battesimale, si è amministrato il battesimo. Nelle Chiese in cui esiste il Fonte mobile In molte chiese non esiste un fonte in pietra o in marmo , ancorato in modo fisso in un luogo opportuno; o - se esiste - è totalmente dismesso. Se non si può in alcun modo accogliere le indicazioni del primo punto , si provveda almeno a dare dignità alla collocazione provvisoria del fonte per il rito del battesimo, evitando con cura soluzione troppo modeste (ciotole di ceramica collocate sulla mensa dell’altare…). L’acqua benedetta nella notte di Pasqua sia presente in presbiterio , in luogo opportuno; in recipiente degno, pulito, ben visibile; sia adornata con sobrietà di fiori; per evitare che nel tempo fino alla Pentecoste dia segno di stanchezza o di sporcizia, a tempo opportuni si rinnovi. SUGGERIMENTO LITURGICO Da qui, il celebrante può attingere l’acqua per l’aspersione domenicale nei riti della Messa, come suggerito dal Servizio Liturgico Diocesano. UN CONSIGLIO LASCIATO ALLA LIBERTÀ DI CIASCUNO Andare, in forma di pellegrinaggio privato, o con la famiglia, a cercare e visitare il luogo del proprio battesimo, e recitare una preghiera presso il fonte in cui si è stati generati nella fede. Previous Next

  • IL POPOLO n. 22 del 05.06.2022

    IL POPOLO n. 22 del 05.06.2022 < Back Assemblea sinodale: 2°incontro preparatorio Tensioni, resistenze, giunture un impianto pieno di energia IL POPOLO Assemblea sinodale: 2°incontro preparatorio Tensioni, resistenze, giunture un impianto pieno di energia Sentire alcune parole insolite nelle riunioni ecclesiali fa bene, perché possono aprire lo sguardo ad una realtà che aiuta a vedere le cose sotto altri punti di vista. Per il secondo incontro plenario dei delegati dell’Assemblea sinodale lo scorso 27 maggio è stato di nuovo invitato Stefano Bucci, del Centro Studi Emmaus , il quale ci aveva offerto già a fine aprile alcuni spunti di riflessione che hanno lasciato un sapore di nuovo e di appetitoso, anche se molti punti erano rimasti oscuri. Per questo lo abbiamo richiamato per rispondere alle domande che gli avevamo posto, per spiegare meglio, per approfondire. Così egli ha fatto, raccogliendo attorno a tre parole fondamentali il suo intervento : lasciare, abitare esplorare. Lasciare : non fidarsi delle solite ricette, accettare di compiere scelte piccole ma irreversibili che possano produrre un cambiamento effettivo, abbattendo muri, camminando insieme, accettando la non linearità della vita. La seconda parola scelta è stata abitare : le fragilità, innanzitutto, facendo rete, perché nessuno si senta abbandonato ed escluso; per questo ci vogliono persone che sanno prendersi cura, ministri di giuntura, di collegamento, di accompagnamento. E poi esplorare , non partendo dai problemi e dai bisogni che rischiano di incatenare le menti a schemi obsoleti, ma a partire da un sogno, senza trovare l’alibi che qualcuno prima o poi ci penserà. Ciascuno è chiamato a fare la sua parte, perché ognuno può innescare un processo positivo al cambiamento. L’incontro è stato introdotto da un momento di preghiera centrato tutto sul tema del volto: quello di Gesù che ci guarda con affetto sempre, quello che discepoli che guardano al mondo abitati dalla forza della sua presenza, e ancora una volta il volto di Cristo che viene portato all’umanità dai suoi discepoli come il dono più prezioso che rimette in piedi, risana, guarisce, rallegra. Il cammino sinodale ha proprio questa intenzione : rendere il volto dei cristiani più simile a quello di Gesù aperto a tutti, pronto ad accogliere senza giudicare nessuno, pronto a fare il primo passo per dare a ciascuno la possibilità di fare la propria parte nell’edificazione del regno. Assieme a queste tre parole scelte da Bucci, vorrei richiamare alla memoria altre tre parole non meno importanti che hanno costruito il vocabolario di quella serata: tensioni, resistenze e giunture . Spiegando il rapporto tra progetto e processo, Stefano ha ben spiegato che non si devono vedere contrapposizioni, ma tensioni, cioè accentuazioni, calibrature, che hanno lo scopo di includere e non escludere. Tensione significa impossibilità di diventare rigidi e, quindi, di rompersi e, nello stesso tempo, a non rammollirsi troppo con il rischio di diventare inutili. Come succede ad una corda della chitarra che va tesa al punto giusto per dare la nota che si vuole: non troppo, altrimenti si spezza; non lasciarla arrugginire, altrimenti si spacca; non troppo allentata, altrimenti non si suona. Ogni cambiamento, poi, ha delle resistenze . Fin dai primi passi del cammino sinodale ne sono emerse tante. Senza nasconderci, diciamolo pure, resistenze da parte dei nostri preti, i quali indaffarati a compiere bene il loro ministero così come gli era stato insegnato, forse hanno dimenticato di tenere in tensione l’orecchio e il cuore sul cambiamento d’epoca che stiamo vivendo. Tensione necessaria se si vuole vivere l’oggi di Dio. Le resistenze vanno forse combattute, perché avvertite ostili? Il vangelo, ci è stato ricordato con altre parole, non si contrappone a chi gli resiste, ma con pazienza alimenta il bene che c’è. In questo caso è bene spendere energie per cambiare e restare nella tensione giusta, senza troppo lasciarci turbare dalle resistenze. E poi le giunture , diventate in quella serata ministero ecclesiale. Sì, perché la Chiesa è un corpo vivo fatto di muscoli, ossa, tessuti, ma anche tendini, cartilagini, connettori, sinapsi. Come dice Efesini 4,16: "Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, cresce". Chi nelle comunità cristiane si preoccupa di custodire la comunione possibile? Insomma se Bucci avesse dovuto spiegare come funziona un impianto elettrico forse non avrebbe impiegato parole molto diverse: riti, fili, connettori, tensione elettrica da calcolare bere, resistenze da sistemare al posto giusto. Senza questi elementi non passa energia, non c’è luce, non funzionano gli apparecchi elettrici. Fuori di metafora , è necessario vivere il cammino sinodale per far scorrere in tutto il corpo vivo della Chiesa diocesana l’energia di bene che è presente nel cuore di tante persone e che Dio non si stanca mai di donare a tutti con sovrabbondanza. Maurizio Girolami Segretario Generale E siamo al quarto quaderno... Venerdì 27 maggio siamo stati accolti, in un ambiente ben predisposto, dal sorriso e dalla gentilezza dei volontari della Parrocchia di Sclavons - San Pietro per vivere insieme il secondo momento formativo preparatorio all’Assemblea sinodale. Eravamo tanti e infatti la coda all’ingresso della palestra si faceva lunga, via via che si avvicinava l’ora d’inizio. Creava clima ed anche una certa aspettativa il sottofondo musicale delle voci giovanili che ci invitavano a provare i canti proposti. Nel momento liturgico iniziale, intenso e vibrante, il vescovo Giuseppe ci ha offerto un’immagine evangelica: Marta e Maria. All’arrivo di Gesù si sono premurate ad accoglierlo, hanno lasciato le loro occupazioni per aprire la loro casa, per fare spazio vitale nelle loro esistenze al Maestro. Una prima modalità di Chiesa missionaria, che si preoccupa di entrare subito e sempre in relazione con il Maestro Gesù per poi ridirlo agli altri narrando la personale esperienza del suo amore e della sua tenerezza. È seguito l’intervento di Stefano Bucci , come già nella precedente serata, denso, suggestivo, evocativo, sistematico (vedere articolo in merito). Di seguito il segretario generale dell’Assemblea sinodale, don Maurizio Girolami , sventolando un fascicolo, è salito sul palco e con simpatia ed arguzia ci ha presentato il Quarto Quaderno , attraverso il supporto di diverse slide. Già il numero quattro dice quanto lavoro di pensiero, di riflessione e di rielaborazione ha comportato questa prima fase sinodale. Il quarto quaderno è il vademecum per le assemblee di area . Lo strumento utile per capire la composizione, gli strumenti a disposizione e il funzionamento delle Assemblee di Area nelle sue varie parti. Innanzitutto la tipologia degli incontri , che avranno una modulazione propria e diversa, in particolare i primi due si distingueranno dai rimanenti. Nuove modalità di svolgimento all’inizio delle attività delle Assemblee sinodali d’area per creare clima, confidenza, stima reciproca. Nella prima pagina si declina la composizione delle Assemblee, indicando soggetti, vincoli e spirito di partecipazione. Ci si ritrova con spirito ecclesiale di servizio al Vangelo di Cristo, impegnandosi a svolgere con cura il proprio compito. Le finalità delle stesse sono acquisire uno stile sinodale per sperimentare l’essere Chiesa, avviare e favorire il dialogo e lo scambio di riflessione tra i membri, delineare e determinare le priorità per l’azione pastorale dei prossimi anni. In questi mesi estivi verrà predisposto dalla segreteria generale l’Instrumentum Laboris . È uno strumento che ha la funzione di indicare le azioni concrete per il cammino della Chiesa diocesana, una chiesa sempre più missionaria e sempre meno arroccata e avviluppata nell’agire pastorale, organizzativo, prospettico, che finora l’ha caratterizzata. L’ Instrumentum Laboris , approvato dal Consiglio Presbiterale, sarà messo a disposizione per tutti coloro - parrocchie, movimenti, gruppi ecc. - che intendono offrire un loro contributo. Le Assemblee sinodali sono cinque, composte da 100/120 delegati e si ritroveranno in questi luoghi geografici: Concordia, Pordenone, Roveredo, San Vito, Spilimbergo. La dislocazione geografica cerca di favorire la partecipazione dei delegati, senza imporre gravosi e onerosi spostamenti. A sua volta ogni Assemblea d’area è suddivisa in tre gruppi di lavoro di 30/40 persone e ciascun gruppo dibatterà uno dei temi presenti nella specifica area geografica. I vari delegati, confrontandosi con l’Unità pastorale di appartenenza, sceglierà liberamente a quale Assemblea d’area iscriversi e a quale gruppo tematico partecipare. In ogni Assemblea d’area ci saranno tre aree tematiche da discutere , che verranno presentate dalla Segreteria generale agli inizi di settembre 22’. Il Vademecum offre poi precise indicazioni del come si realizzeranno i primi due incontri, che hanno singolari denominazioni: "Conversazione Spirituale" e " World cafè". Certamente il lavoro che si prospetta per ogni singolo gruppo e le attese specifiche sono esigenti ed elevati. Il buon andamento dei lavori è affidato al moderatore d’area e ai facilitatori. Nella consapevolezza che ostacoli, intoppi, stanchezze sono propri di ogni attività umana condivisa ci può essere anche l’aiuto di esterni per così riprendere e proseguire il cammino, dentro un confronto libero e sincero. La conclusione dei lavori di Area , senza poter ora entrare nel dettaglio, avverrà nell’ultimo incontro dove si presenteranno le sintesi in forma di propositiones attorno a delle parole chiave. Nel vademecum troviamo all’ appendice n. 1 il calendario dei diversi incontri, questo permette alle diverse programmazioni pastorali diocesana, parrocchiale e dei diversi gruppi, aggregazioni, realtà di non sovrapporsi per dare la necessaria e dovuta priorità all’attività sinodale. Le appendici n. 2 e 3 descrivono i metodi della "Conversazione Spirituale" e del "World cafè". Infine nell’ appendice n. 4 vengono offerti degli spunti di lettura in preparazione alle Assemblee di area. Certamente ad una prima esposizione e lettura il tutto sembra assai articolato e complesso, ma prendendo confidenza con il vademecum tante perplessità e preoccupazione verranno facilmente superate. Al termine della serata , dopo la recita del Padre nostro, è stato consegnato ai partecipanti un ulteriore omaggio: un quaderno/agenda per segnare i vari lavori, pensieri, proposte ecc. che caratterizzeranno l’attività dei delegati sinodali nel prossimo anno pastorale. Diac. G Mauro Dalla Torre Delegato vescovile per la cultura Previous Next

  • IL POPOLO n. 22 del 30.05.2021

    < Back IL POPOLO n. 22 del 30.05.2021 IL POPOLO ​ Assemblea sinodale: i temi Sono quattro: essere chiesa in uscita la valorizzazione del battesimo la pastorale integrata e i ministeri laicali Assemblea sinodale: i temi Sono quattro: essere chiesa in uscita la valorizzazione del battesimo la pastorale integrata e i ministeri laicali Lo scorso 30 gennaio il Santo Padre, incontrando l’Ufficio Catechistico Nazionale, ha messo a fuoco alcuni elementi essenziali per l’annuncio del vangelo nel nostro tempo. Tali priorità sono state ben confermate dalla promulgazione della sua lettera apostolica dello scorso 11 maggio, con la quale istituisce il ministero del catechista. La presa di posizione del Papa è il più alto riconoscimento che si poteva dare ad un servizio che non risulta più ausiliario al compito di insegnamento dei vescovi e dei preti, ma è essenziale per la vita stessa della Chiesa e per il compimento della vocazione cristiana. Al centro c’è il vangelo di Gesù, che è la sua stessa persona. Cristo è un dono per tutti. Egli tutti chiama a seguirlo e a servirlo perché ciascuno, con i propri talenti, aiuti a comporre il corpo della sua Chiesa che nel mondo è chiamata ad essere segno concreto, visibile, efficace del suo amore per tutti gli uomini. L’Assemblea sinodale che stiamo vivendo vuole mettere al centro dell’attenzione quattro temi fondamentali, senza che questi siano esclusivi di altri che potranno emergere dall’ampio confronto che faremo in questi mesi fino ad ottobre. I primi due sono legati: essere Chiesa in uscita nel cambiamento d’epoca che stiamo vivendo e il battesimo come sorgente della fede. Anche gli ultimi due temi sono legati: si tratta delle scelte audaci da compiere per il rinnovamento di una pastorale integrata e un ripensamento dei ministeri ordinati e laicali a servizio della comunione nella vita della Chiesa. Gli ultimi due temi ci mettono di fronte alle sfide più immediate che siamo chiamati ad affrontare: numero di parrocchie, funzionamento delle unità pastorali, distribuzione del clero, corresponsabilità di tutti i battezzati alla edificazione della Chiesa. I primi due costituiscono la base indispensabile per fare le scelte più opportune. Infatti quale comunità cristiana e quale iniziativa pastorale possono mai realizzarsi se non si dà per presupposta la consapevolezza e il gioioso impegno nel vivere il proprio battesimo? E come poterlo vivere al meglio se risultiamo dei disadattati in un mondo che non riconosce più la presenza cristiana come importante? Accogliere il vangelo di Gesù chiede di essere molto attenti alla realtà. Essa è creata da Dio e chiede di essere conosciuta e amata. E più volte il Papa, a partire da Evangelii Gaudium, ricorda che la realtà è più grande dell’idea. Solo imparando a conoscere e ad amare la realtà nella quale si vive il vangelo di Gesù può diventare luce che sa dare valore a tutte le cose. Ma non vi è vangelo senza coloro che lo portano nel mondo con la propria testimonianza visibile e credibile. Perciò uno dei principali scopi del metodo sinodale è di rendere ciascuno consapevole del dono ricevuto nel battesimo, che ha aperto la possibilità di vivere la vita nella fede e nella grazia di Cristo. Consapevolezza che, una volta chiarita, diventa risposta libera e generosa alla chiamata di Cristo. I problemi della Chiesa non sono innanzitutto la scarsità di clero e il mal funzionamento delle strutture pastorali, ma la mancanza di cristiani convinti e innamorati del vangelo di Gesù che chiede di poter diventare luce in ogni ambiente e in ogni situazione umana. Senza vangelo la vita può presto diventare triste e insignificante. Senza la presenza di Gesù diventiamo più poveri di Dio e dell’uomo. Sì, dell’uomo. Di quella sua umanità bella, serena e riconciliata che sa donare forza nello sconforto e sa essere carità in mezzo alle ingiustizie e alle lotte fratricide. Viviamo l’assemblea sinodale partendo dal battesimo, non solo per dialogare e confrontarsi, ma per costruire qualcosa assieme, per riscoprire che gli uomini, chiamati da Dio a fare parte della medesima famiglia, possono dare il meglio di sé e possono diventare l’uno per l’altra immagine e riflesso di quell’amore eterno nel quale noi tutti siamo creati. In questo senso l’Assemblea diventa un momento di ascolto dello Spirito dove la vita, quella nostra, quella del nostro tempo, grazie all’impegno di ciascuno, diventa più facile da amare e da servire. Perché così sarà più vicina quella salvezza che Cristo è venuto a portare per tutti gli uomini. Maurizio Girolami Segretario generale Parole guida dal Magistero di papa Francesco ai Catechisti La catechesi è l’onda lunga della parola di Dio "Chi è il catechista? È colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio" Vorrei condividere tre punti che spero possano aiutarvi nei lavori dei prossimi anni. Il primo: catechesi e kerygma. La catechesi è l’eco della Parola di Dio. Nella trasmissione della fede la Scrittura - come ricorda il Documento di Base - è "il Libro; non un sussidio, fosse pure il primo" (CEI, Il rinnovamento della catechesi, n. 107). La catechesi è dunque l’onda lunga della Parola di Dio per trasmettere nella vita la gioia del Vangelo. Grazie alla narrazione della catechesi, la Sacra Scrittura diventa "l’ambiente" in cui sentirsi parte della medesima storia di salvezza, incontrando i primi testimoni della fede. La catechesi è prendere per mano e accompagnare in questa storia. Suscita un cammino, in cui ciascuno trova un ritmo proprio, perché la vita cristiana non appiattisce né omologa, ma valorizza l’unicità di ogni figlio di Dio. La catechesi è anche un percorso mistagogico, che avanza in costante dialogo con la liturgia, ambito in cui risplendono simboli che, senza imporsi, parlano alla vita e la segnano con l’impronta della grazia. Il cuore del mistero è il kerygma, e il kerygma è una persona: Gesù Cristo. La catechesi è uno spazio privilegiato per favorire l’incontro personale con Lui. Perciò va intessuta di relazioni personali. Non c’è vera catechesi senza la testimonianza di uomini e donne in carne e ossa. Chi di noi non ricorda almeno uno dei suoi catechisti? Io lo ricordo: ricordo la suora che mi ha preparato alla prima Comunione e mi ha fatto tanto bene. I primi protagonisti della catechesi sono loro, messaggeri del Vangelo, spesso laici, che si mettono in gioco con generosità per condividere la bellezza di aver incontrato Gesù. "Chi è il catechista? È colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce in sé stesso - è un "memorioso" della storia della salvezza - e la sa risvegliare negli altri. È un cristiano che mette questa memoria al servizio dell’annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà" (Omelia per la giornata dei catechisti nell’Anno della Fede, 29 settembre 2013). Per fare questo, è bene ricordare "alcune caratteristiche dell’annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo: che esprima l’amore salvifico di Dio previo all’obbligazione morale e religiosa - tu sei amato, tu sei amata, questo è il primo, questa è la porta -, che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà - come faceva Gesù -, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, e un’armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche. Questo esige dall’evangelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad accogliere meglio l’annuncio - e quali sono queste disposizioni che ogni catechista deve avere? -: vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna" (Esort. ap. Evangeliigaudium, 165). Gesù aveva questo. È l’intera geografia dell’umanità che il kerygma, bussola infallibile della fede, aiuta a esplorare. E su questo punto - il catechista - riprendo una cosa che va detta anche ai genitori, ai nonni: la fede va trasmessa "in dialetto". Un catechista che non sa spiegare nel "dialetto" dei giovani, dei bambini, di coloro che… Ma con il dialetto non mi riferisco a quello linguistico, di cui l’Italia è tanto ricca, no, al dialetto della vicinanza, al dialetto che possa capire, al dialetto dell’intimità. A me tocca tanto quel passo dei Maccabei, dei sette fratelli (2 Mac 7). Per due o tre volte si dice che la mamma li sosteneva parlando loro in dialetto ["nella lingua dei padri"]. È importante: la vera fede va trasmessa in dialetto. I catechisti devono imparare a trasmetterla in dialetto, cioè quella lingua che viene dal cuore, che è nata, che è proprio la più familiare, la più vicina a tutti. Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per quanto fate. Vi invito a continuare a pregare e a pensare con creatività a una catechesi centrata sul kerygma, che guardi al futuro delle nostre comunità, perché siano sempre più radicate nel Vangelo, comunità fraterne e inclusive. Vi benedico, vi accompagno. E voi, per favore, pregate per me, ne ho bisogno. Grazie! Dal discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti all’incontro promosso dall’Ufficio catechistico nazionale della Cei, 30 gennaio 2021 Previous Next

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